Economia

Il decreto. Riparte la rivolta delle banche

Maurizio Carucci lunedì 21 aprile 2014
Il giorno dopo il via libera al decreto che porta "i mitici 80 euro" in busta paga, sono le banche a lanciare l’allarme. Da loro, infatti, arriva una delle voci principali per la copertura della misura: 1,8 miliardi, dovuti all’aumento dal 12 al 26% della tassazione sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia. A metà della settimana scorsa sembrava che gli istituti bancari dovessero subire "sacrifici" ridotti (una prima bozza del testo parlava di un’aliquota al 20%). E l’Abi è ripartita alla carica: «L’Italia – ha spiegato ieri in una durissima nota il presidente Antonio Patuelli – penalizza fiscalmente le banche rispetto a quanto avviene alle concorrenti degli altri Paesi Ue, addirittura nell’anno degli esami a tutte le banche europee che così verranno svolti con ancor più disparità fiscali. Chiediamo un forte ripensamento su queste decisioni della sola Repubblica Italiana». Il forte aumento della pressione fiscale deliberato venerdì dal Consiglio dei ministri – secondo l’Abi – si assomma a quello deciso il 25 novembre 2013 dal governo Letta: i due provvedimenti hanno determinato l’aumento dell’anticipazione Ires 2013 al 130% per banche e assicurazioni, l’«enorme» addizionale dell’8,5% sull’Ires 2013 e «la rivalutazione delle quote di Banca d’Italia (ultimi in Europa!) con l’imposta del 12%», quella poi aumentata da Renzi.La risposta del governo, tuttavia, non si è fatta attendere. «Mi sembra una reazione sproporzionata – afferma il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta –. Capisco che esiste un problema di tassazione aggiuntiva, però in una situazione dove l’obiettivo è la ripresa del Paese, ognuno deve fare la sua parte, comprese le banche». Stanno forse esagerando gli istituti di credito? «Partono – risponde Baretta – da una valutazione tutta interna al loro mondo e tutta legata alle loro singole convenienze», comunque «non mi pare che ci sia il rischio» di ricorsi legali per gli effetti retroattivi dei provvedimenti giudicati dall’Abi "giuridicamente molto discutibili". «L’esame della Bce non è su quante tasse pagano le banche, ma sul grado di efficienza e di capitalizzazione. Credo – aggiunge Baretta – che la Bce sia in grado di dare una valutazione equilibrata, che tenga conto anche delle imposizioni fiscali fatte nel nostro Paese. L’argomento usato dalle banche mi sembra quindi non giustificato».Anche la Cgia di Mestre è preoccupata per questo aumento della tassazione, «per un importo che sfiora i sei miliardi di euro». «Con questo aggravio, che farà crescere dello 0,2% la pressione fiscale – si chiede Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – quanti istituti continueranno a erogare il credito a famiglie e Pmi?». Intanto da Bruxelles fanno sapere che la Commissione Ue «prende nota delle decisioni del governo italiano» e si ricorda che saranno «valutate in dettaglio nel contesto del semestre europeo».