Economia

MANOVRA IN ARRIVO. Riforma fisco, c'è la bozza: tre aliquote e Iva su dell'1%

Nicola Pini martedì 28 giugno 2011
Meno Irpef, ma torna in campo l’aumento dell’Iva e a sorpresa spunta l’abolizione dell’Irap a partire dal 2014. A due giorni dal Consiglio dei ministri si rincorrono nuove ipotesi sul ddl delega per la riforma fiscale, che affiancherà la manovra da 43 miliardi di euro per raggiungere il pareggio di bilancio entro tre anni. Sulle tasse, secondo quanto anticipato dall’Ansa, circola una bozza, un documento di tre pagine con pochi ma impegnativi punti cardine che sarebbero attuati in buona parte dal 2013 e salvaguardando il gettito fiscale complessivo. Il primo riguarda l’Irpef, ed è una conferma di quanto già annunciato nei giorni scorsi: le cinque aliquote attuali scenderebbero a tre soltanto, fissate al 20, 30 e 40% del reddito.  Ritorna poi l’innalzamento dell’Iva che salirebbe di un punto percentuale sulle due aliquote più alte, dal 10 all’11% e dal 20 al 21%. Una scelta questa che farà discutere: all’assemblea della Confcommercio (una delle organizzazioni che più contrastano questa misura) il ministro Paolo Romani aveva infatti rassicurato che l’imposta non sarebbe aumentata. Un’altra novità è rappresentata dall’abolizione dell’Irap, che non avverrebbe però prima di tre anni, in coda agli interventi taglia-deficit, e la cui copertura è da definire: la contestata imposta regionale sulle attività produttive vale da sola quasi 40 miliardi di gettito annuo.Per stimare le ricadute della riforma sui conti pubblici e su quelli di famiglie e imprese mancano ancora alcuni elementi decisivi. Ad esempio l’indicazione degli scaglioni di reddito su cui si applicheranno le nuove aliquote Irpef. La sola riduzione dal 23 al 20% della prima aliquota sui redditi fino ai 15 mila euro costerebbe circa 9,5 miliardi, secondo la Cgia di Mestre. Cifra che ipotizzando l’aliquota del 30% tra i 15 e i 55 mila euro e quella del 40% sui redditi superiori sale a 13 miliardi. Un «buco» nei conti che sarebbe coperto per circa sei miliardi con l’aumento delle due aliquote Iva. Resterebbero quindi da finanziare gli altri 7 miliardi. Tra le misure prospettate in queste settimane c’è anche l’armonizzazione delle rendite finanziarie (l’aliquota unica al 20% porterebbe al Fisco 1,5 miliardi in più e potrebbe scattare già dal 2012) e lo sfoltimento della «giungla» delle attuali agevolazioni fiscali. Quelle relative alla famiglie però dovrebbero essere rafforzate, alleggerendo il carico fiscale soprattutto sui nuclei più numerosi.Limitandosi alla scambio Irpef-Iva l’associazione degli artigiani stima un saldo positivo per una famiglia tipo italiana (con un figlio a carico) da 35mila euro di reddito annuo. Il risparmio fiscale viene calcolato in 435 euro l’anno (600 di minore Irpef e 166 di maggiore Iva) per una famiglia monoreddito, e in 573 euro per una famiglia bi-reddito (-756 Irpef, +183 Iva). Di tutt’altro segno le previsioni fornite da Confcommercio che in uno studio presentato la settimana scorsa prevedeva effetti negativi da uno spostamento del prelievo dall’Irpef all’Iva a parità di gettito complessivo: le famiglie spenderebbero in media 341 euro in meno secondo i commercianti, con un effetto recessivo (-0,6%) sul Pil. Inoltre i redditi più bassi che rientrano nella no tax area si troverebbero a fronteggiare gli aumenti Iva senza beneficiare degli sgravi Irpef. Giovedì sul tavolo del Consiglio dei ministri ci sarà anche il decreto legge di correzione dei conti. Su questo fronte, anche se i giochi non sono del tutto chiusi, il provvedimento sembra ormai definito: Il «menù» prevede tagli ai costi della politica e interventi sulle pensioni (anticipazione al 2013 del sistema che aggancia l’età pensionabile all’aspettativa di vita, aumento dell’età per le donne nel settore privato e aumento dei contributi per i collaboratori). In cantiere anche interventi sul pubblico impiego (congelamento degli aumenti contrattuali, blocco del turn over e contributo di solidarietà dagli stipendi oltre i 50.000 euro) e gli enti locali (3 miliardi di tagli solo per i Comuni). Altri capitoli di minore spese riguardano la Difesa: nel mirino anche i costi delle missioni internazionali.