Economia

Il test. Responsabilità d’impresa: come si misura?

Andrea Di Turi lunedì 21 marzo 2016

Chi stabilisce se un’azienda è più o meno etica, responsabile, sostenibile? Forse non potrà mai esserci una risposta univoca, data la complessità del tema, la dimensione soggettiva che vi è sottesa e la varietà di modelli, standard, classifiche, metodologie di valutazione che popolano il mondo della responsabilità sociale d’impresa o Csr. E allora ecco la proposta: “popolarizzare” la Csr. È l’idea alla base del progetto “Responsabilità d’impresa per il bene comune”, promosso da Retinopera, la rete delle principali associazioni laiche cattoliche italiane (fra cui anche le Acli, Azione Cattolica, Cvx). Popolarizzare in questo caso va letto nel senso di avvicinare le persone a questo tema, non proprio d’immediata e facile comprensione, attraverso un sondaggio, un vero e proprio voto popolare via internet (LEGGI): si vuol mettere nelle mani dei cittadini la possibilità, e l’onere, di decidere quali sono le caratteristiche o, per dirla in modo più tecnico, gli indicatori sulla base dei quali è più giusto stabilire se un’azienda è etica o no. Che poi ha come obiettivo finale quello di mettere in concorrenza le aziende per stimolarle a fare sempre meglio su tutta una serie di aspetti: dalla tutela dell’ambiente al rispetto dei diritti umani, dalle pari opportunità all’equità nelle remunerazioni, alla qualità dei rapporti con istituzioni e comunità locali. La filosofia che sta dietro a quest’iniziativa è quella del “voto col portafoglio”, di cui uno dei massimi divulgatori è l’economista Leonardo Becchetti, coordinatore del progetto. Significa maturare la consapevolezza che coi nostri acquisti possiamo indirizzare l’economia verso pratiche e modelli più o meno sostenibili a seconda della maggiore o minore sostenibilità, sociale e ambientale, dei prodotti e servizi che acquistiamo. E quindi delle aziende che ci stanno dietro. In questo caso si tratta in realtà di un voto col mouse, per aiutare a definire una scala di valori il più possibile condivisa in base alla quale valutare il grado di responsabilità di un’azienda. Il tutto si trasformerà, il 20 maggio, in un evento di presentazione dei risultati, che saranno stati vagliati da una commissione di esperti. Poi, effettivamente, in un voto col portafoglio, dato che nell’occasione i cittadini verranno sensibilizzati all’acquisto dei prodotti delle aziende che saranno state riconosciute come le migliori in base agli indicatori più votati. Difficile dire se quest’iniziativa avrà la forza per tradursi in una nuova metodologia o standard di valutazione di sostenibilità delle imprese. Ma il suo principale obiettivo non pare assolutamente questo, quanto piuttosto quello di aiutare il cittadino-consumatore (anzi, consum-attore) a diventare sempre più consapevole del fatto che le mani che plasmano il mercato sono tutt’altro che invisibili: sono le nostre, quando decidiamo ogni giorno cosa acquistare e consumare. O, anche, come risparmiare e investire, cosa su cui invita parallelamente a riflettere la finanza etica. Il mercato, insomma, siamo noi.

ECCO COME E DOVE SI PUO VOTARE