Economia

Rapporto Istat. Rischio recessione: l'economia italiana subisce nuove perdite

Selena Frasson lunedì 12 settembre 2022

Prospettive di crescita al ribasso e generale sfiducia da parte delle imprese, specie tra quelle del settore manifatturiero e delle costruzioni: i dati diffusi dall'Istat nella nota mensile sull'andamento dell'economia italiana disegnano un quadro poco incoraggiante che lascia intravedere lo spettro della recessione, con tutte le relative conseguenze in termini di aumento della disoccupazione, rallentamento dei ritmi produttivi, discesa dei consumi e dell'accesso al credito. E vale a poco il lieve aumento della produzione industriale registrato a luglio (+0,4%), visto che nella media del periodo maggio-luglio la diminuzione è stata dell'1% rispetto al trimestre precedente e nel confronto annuo vi è stata un decremento generalizzato della produzione industriale.

Gli elevati livelli di inflazione e di incertezza legati alla crisi internazionale, innescata dalla guerra in Ucraina, condizionano negativamente il mercato mondiale e, di riflesso, la bilancia commerciale del nostro Paese. Il rapporto pubblicato dall'Istituto Nazionale di Statistica contiene, però, una piccola nota positiva che riguarda proprio l'inflazione la quale, in seguito agli andamenti contrastanti verificatisi nel corso dell'estate, tra il rallentamento nell'ascesa dei prezzi dei beni energetici (passati dal +48,7% di giugno al 42,9%) e l'incremento dei costi dei generi alimentari (passati da un +8,2% a un +9,1%), si riduce di un decimo di punto percentuale. Lo scenario rimane comunque negativo per tutti i principali settori di attività: l'espansione economica è in costante calo e lo scorso luglio il mercato del lavoro ha assistito ad una flessione del tasso di occupazione, con riduzione dei disoccupati, passati a rimpinguare l'insieme degli inattivi.

"I segnali che arrivano dalla produzione industriale - commenta il presidente del Codacons, Carlo Rienzi - sono preoccupanti. La forte crescita dei prezzi al dettaglio e le bollette alle stelle si stanno riflettendo sulle spese delle famiglie, con conseguenti ricadute a livello produttivo". In questa dinamica congiunturale negativa, infatti, si distingue solo la produzione dei beni strumentali (ovvero la fabbricazione di macchine, motori, autoveicoli e apparecchi di misurazione e controllo) che ottiene un +2%. In calo, invece, la fabbricazione dei beni di consumo, durevoli e non (-0,7%); i beni intermedi, cioè prodotti metallici, industria del legno e dei tessuti, apparecchi elettrici (-0,6%); l'energia (-0,5%). Tra le attività economiche che possono vantare una variazione tendenziale positiva, rientrano solo le industrie che si occupano della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+15%), le imprese farmaceutiche (+3,3%) e quelle che forniscono energia elettrica, gas e vapore ad aria (+2,8%), mentre a subire le flessioni più consistenti sono il settore metallurgico (-8,1%), la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-6,8%) e quella dei prodotti chimici (-3,8%). "Questi sono indicatori che evidenziano la necessità di un intervento urgente ed efficace da parte del Governo" conclude Rienzi, sottolineando l'insostenibilità della situazione per famiglie e imprese e chiedendo misure in grado di calmierare i prezzi al dettaglio e portare ad una riduzione delle tariffe di luce e gas.