Economia

Tecnologia. Quello che non va con Zoom

Pietro Saccò giovedì 2 aprile 2020

Lezione su Zoom per un'insegnate del Maryland

Chi vuole essere tranquillizzato sull’uso di Zoom dalla settimana prossima avrà la possibilità di parlarne direttamente con Eric Yuan, l’ex manager di Cisco che nel 2013 ha fondato, e tutt’ora guida, la piattaforma di videoconferenze diventata popolarissima nei mesi del Covid-19. Da mercoledì prossimo ogni settimana alle 19 italiane Yuan risponderà in diretta ai dubbi degli utenti, naturalmente su Zoom.

Probabilmente saranno in tanti a volerci capire qualcosa di più. Per la Zoom Video Communications è nello stesso tempo un momento d’oro e una fase complicata.

Con centinaia di milioni di persone costrette a rimanere casa per limitare il contagio del coronavirus riunioni di tutti i tipi di sono spostate online. I download delle app per gli incontri video sono esplosi, con 62 milioni di clic soltanto nella settimana centrale di marzo. Un successo per i grandi gruppi tecnologici come Google e Microsoft che già da tempo avevano sviluppato i loro servizi di videoconferenza, ma per Zoom, che è nato solo per questo, l’ascesa è incontrollabile. Il sistema che, nel racconto del fondatore, Yuan ha ideato nei lunghi viaggi in treno per raggiungere la fidanzata funziona bene, è veloce e ha una versione gratuita (con il limite di incontri di 40 minuti) mentre nella versione a pagamento costa dai 13,99 dollari al mese in su. Lo stanno usando per incontrarsi a distanza aziende, scuole, università, famiglie, gruppi di amici. Qualcuno, tristemente, sta usando Zoom anche per trasmettere funerali a chi è costretto a rimanere a casa. Se lo scorso dicembre in un giorno medio si connettevano su Zoom 10 milioni di persone, a marzo la piattaforma ha toccato punte di 200 milioni di utenti.

Il successo ha dato una prevedibile spinta al titolo di Zoom a Wall Street. L’azienda, che ha chiuso l’ultimo bilancio con 623 milioni di dollari di ricavi (+88%) e 21,7 milioni di utili, è quotata al Nasdaq da un anno: l’azione è partita dai 62 dollari dell’aprile 2019 e dopo 10 mesi più o meno stabili si è impennata con la diffusione del coronavirus: a metà marzo il valore era raddoppiato a 124 dollari, il 23 marzo ha toccato i 159 dollari per poi scendere sotto quota 130. Ora l’intera azienda vale 35,5 miliardi di dollari, appena meno di Ford e General Motors messe assieme. Il pacchetto del 20% di azioni in mano a Yuan vale circa 7 miliardi.

Ma il prezzo della popolarità è anche una maggiore attenzione del pubblico sulle modalità di lavoro di Zoom. Ed è qui che sono emersi i problemi.

l 26 marzo Motherboard, la sezione tecnologica di Vice, ha rivelato che l’app di Zoom per iPhone e iPad inviava a Facebook informazioni di diverso tipo, compresa la localizzazione dell’utente, e gli attribuiva un codice univoco per identificarlo a scopi pubblicitari. Dopo qualche giorno Zoom ha annunciato di avere provveduto a rimuovere quella funzione. Il 31 marzo il sito d'inchiesta the Intercept ha rivelato che le conversazioni su Zoom non sono criptate con un sistema end-to-end: l’azienda ha quindi la possibilità di vedere ciò che succede durante gli incontri video. Il 1° aprile di nuovo Motherboard ha scoperto che qualche migliaio di persone che si erano registrate con un’email personale di provider non standard erano state considerate dipendenti della stessa azienda, con il risultato che ognuno di loro poteva vedere foto e dati degli altri.

l popolare blogger tecnologico americano John Gruber ha ricordato che Zoom non è nuova in simili problemi riguardo privacy e sicurezza. La scorsa estate era emerso come Zoom installasse sui Mac degli utenti un web server permanente tramite il quale gli hacker potevano prendere il controllo della webcam degli utenti (Apple ha rimosso questi web server con un aggiornamento del sistema operativo).

SpaceX, la Fbi, la Nasa sono tra le organizzazioni che hanno vietato ai dipendenti di fare meeting tramite Zoom, considerata troppo poco affidabile. Tra le aziende che invece la usano regolarmente ci sono anche colossi come Uber, Rakuten e Delta. Con la crescente popolarità della piattaforma sono anche aumentati i casi di "zoombombing": gli hacker si introducono negli incontri su Zoom inviando messaggi osceni, violenti e razzisti. Patricia James, procuratore generale di New York, ha scritto all'azienda per chiiedere quali misure siano state introdotte per rendere la piattaforma più sicura.

Yuan si è scusato per i problemi emersi in queste settimane. «Non abbiamo disegnato il prodotto con l’idea che, nel giro di qualche settimana, ogni persona del mondo lo usasse improvvisamente per lavorare, studiare e socializzare da casa. Ora abbiamo una quantità di utenti molto più ampia che utilizza il prodotto in miriadi di modi inaspettati, presentandoci sfide che non avevamo previsto quando la piattaforma è stata concepita» ha ammesso il manager sul blog aziendale prima di elencare le misure di sicurezza prese negli ultimi giorni per risolvere alcuni delle questioni più urgenti. L'azienda ha chiarito che non vende a terze parti i dati degli utenti e ha promesso che per i prossimi 90 giorni l’azienda fermerà tutti i progetti di sviluppo per concentrarsi sulla risoluzione dei problemi emersi. Yuan incontrerà gli utenti su base settimanale con i webinar “Ask Eric Anything”, pronto a spiegare tutto perché, assicura sul blog, l'obiettivo numero uno di Zoom è dare felicità a tutti.