Economia

Primo Maggio. Furlan (Cisl): «Il nodo sta nella partecipazione»

Massimo Iondini sabato 29 aprile 2017

Annamaria Furlan (Ansa)

«Condivido in pieno il messaggio dei vescovi italiani. Il lavoro va ben oltre il suo valore economico, perché è indissolubile dalla persona e dalla sua dignità. Lavorare significa non solo procurare sostentamento per sé e per la propria famiglia, ma anche partecipare alla comunità. Ha un fondamentale valore sociale. Ma quando non c’è oppure sottrae la persona ai valori della famiglia e della comunità viene meno ai propri principi. A partire dal primo articolo della nostra Carta». Si rifà alla Costituzione, laddove recita che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, per sottolineare e ribadire la centralità del lavoro, alla vigilia della festa che ne proclama, laicamente, la "sacralità".

Nel messaggio della Chiesa italiana quella del lavoro è considerata una delle prime emergenze...

Il lavoro è il dna dei valori di una comunità e della persona, perché racchiude in sé anche i concetti di solidarietà, giustizia, eguaglianza e crescita di un Paese. Certo, l’emergenza di maggiore attualità oggi è proprio il lavoro: la sua mancanza, il lavoro che si perde, che si ha paura di perdere o che non si trova. Al centro del Paese occorre rimettere crescita, sviluppo e "buon lavoro". Ci vuole una iniezione di fiducia per il sistema Italia. E il caso di Alitalia è emblematico, è mancato un elemento fondamentale.

A che cosa si riferisce?

Durante l’ultimo vertice avevo proposto di puntare sulla diretta partecipazione dei lavoratori per definire il futuro dell’azienda. Se noi guardiamo al resto dell’Europa, i Paesi che sono usciti prima di tutti dalla crisi economico-occupazionale, Germania in testa, sono proprio quelli in cui, in molte grandi imprese, i lavoratori partecipano direttamente. A partire dalle strategie industriali.

Proprio dai lavoratori, però, è arrivato il definitivo affossamento di Alitalia...

Intanto, a condannare l’azienda sono stati anni di scelte manageriali assolutamente sbagliate. Poi, purtroppo, intorno si sentivano suonare le sirene dei populismi della politica e sindacali, con messaggi sbagliati. E qualcuno al referendum ha consigliato di votare no all’accordo, pensando che Alitalia sarebbe poi stata nazionalizzata. Nulla di più falso, ovviamente. Ma è inutile guardare al passato. Ora abbiamo davanti due scenari.

E quali sarebbero?

O, il 2 maggio, l’assemblea degli azionisti di Alitalia deciderà di mettere mano al portafoglio e rifinanziare l’impresa oppure ci sarà la richiesta del commissario. Del resto, abbiamo avuto altre esperienze di grandi aziende commissariate. Penso a Parmalat o Ilva. Molto dipenderà dalla qualità del commissario e dal tipo di commissariamento. L’importante è evitare una vendita di Alitalia in tante porzioni. Si devono invece trovare nuove alleanze e nuovi investitori per rilanciare un piano industriale forte. E in questo possibile scenario vedrei proprio il modello partecipativo dei lavoratori.

Lavoratori che sono invece rimasti inascoltati a Pasqua, all’outlet di Serravalle...

Questa è l’altra emergenza sociale legata al lavoro. La battaglia fatta a Serravalle è molto giusta perché ha ricordato che il lavoro è al servizio della crescita dell’uomo e non il contrario. Questa costrizione al lavoro festivo è l’antitesi del valore sociale del lavoro stesso. Far lavorare a Natale, Pasqua e il Primo Maggio nei centri commerciali oltretutto non fa salire i consumi nemmeno dello zero virgola. I consumi degli italiani potrebbero salire semmai se il governo facesse una riforma fiscale che rendesse più pesanti le pensioni e le buste paga. Altro che tenere aperti gli outlet e impedire ai lavoratori di vivere la domenica in famiglia.

Di chi è la colpa di questa deriva valoriale?

Dal punto di vista pratico è conseguenza della completa liberalizzazione voluta dal governo Monti. Ma poi ci vuole anche un po’ di educazione collettiva da parte dei cittadini, affinché non si ritenga necessario andare a comprarsi un maglione proprio il giorni di Pasqua. Ci sono tanti altri giorni nell’anno per farlo.