Economia

L'allarme. «Più lavoro nero, così il sommerso ha fatto cassa con la crisi»

Maurizio Carucci mercoledì 8 agosto 2018

Controlli nei campi da parte dei carabinieri

Più lavoro nero, così il sommerso ha fatto cassa con la crisi: oltre 3,3 milioni i lavoratori vessati nelle false imprese, in tutti i settori produttivi del Paese con il salario medio orario che scende da 16 euro a otto e un’evasione tributaria e contributiva che tocca quota 107,7 miliardi, quattro volte una manovra finanziaria. I dati allarmanti emergono dal focus Censis - Alleanza Cooperative Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro.

È così che in Italia l’economia sommersa ha sfruttato la crisi stringendo nella sua morsa la parte più esposta e meno difesa: i lavoratori che a causa della difficoltà hanno accettato un lavoro a ogni costo. Nel periodo 2012-2015, mentre l’occupazione regolare si è ridotta del 2,1%, l’occupazione irregolare è aumentata del 6,3%, portando cosi a oltre 3,3 milioni i lavoratori che vivono in questo cono d’ombra non monitorato.

Le imprese che ricorrono al lavoro irregolare riducono il costo del lavoro di oltre il 50% mettendo spesso fuori mercato le aziende che operano nella legalità. Mettono una grave ipoteca sul futuro dei lavoratori lasciandoli privi delle coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie per un’evasione contributiva pari a 10,7 miliardi. Mentre 97 sono riconducibili all’evasione tributaria.

«Denunciamo ancora una volta – spiega Maurizio Gardini, presidente di Alleanza Cooperative a nome dei copresidenti Mauro Lusetti e Brenno Begani – e diciamo basta a chi ottiene vantaggio competitivo attraverso il taglio irregolare del costo del lavoro che vuol dire diritti negati e lavoratori sfruttati. Se le false cooperative sfruttano oltre 100mila lavoratori emerge, invece, un’area grigia molto più ampia che interessa le tantissime false imprese di tutti settori produttivi che vessano in un lavoro irregolare e sommerso oltre 3,3 milioni di persone».

Sul milione di badanti a nero Gardini precisa «le famiglie evadono per necessità. Le false imprese lo fanno solo per moltiplicare i profitti e mettere fuori gioco le tantissime imprese che competono correttamente sul mercato».

Fra le voci più rilevanti dell’evasione si distingue quella relativa all’Iva che sfiora i 36 miliardi di euro e quella da mancato gettito dell’Irpef derivante da lavoro e impresa, pari a 35 miliardi di euro. La sola Irap fa registrare una mancata contribuzione di 8,5 miliardi. Il mancato versamento dei contributi risulta pari a 2,5 miliardi per il lavoratore dipendente e a 8,2 per il datore di lavoro.

Calabria (9,9%), Campania 8,8%), Sicilia (8,1) e Puglia (7,6%) le regioni con la più alta percentuale di lavoro sommerso.