Economia

Fusione. Pirelli, svolta cinese. Trovato l'accordo

lunedì 23 marzo 2015
Il dado è tratto, ChemChina è il nuovo socio forte di Pirelli. Il riassetto che porta Pirelli sotto l'ala del gruppo statale cinese ha una struttura complessa con scatole societarie e con diversi scenari legati all'incognita dei risultati dell'Opa. Dopo una lunga giornata di riunioni tecniche il Cda di Camfin si è riunito ieri in serata per il via libera definitivo all'accordo con cui trasferirà il 26,2% di Pirelli alla newco in cui il gruppo di Haidian avrà il 65% e il 35% sarà di Nefgarant (Rosneft) e Coinv (Tronchetti Provera e storici alleati, Unicredit e Intesa Sanpaolo). "L'accordo rappresenta una grande opportunità per Pirelli. L'approccio al business e la visione strategica di Cnrc garantiscono lo sviluppo e la stabilità di Pirelli", afferma il presidente Marco Tronchetti Provera. Sarà il veicolo Bidco lanciare un'Opa totalitaria a 15 euro sulle azioni Pirelli e a cose fatte avrà maggioranza del capitale della Bicocca - tra il 51 ed il 65% a seconda di come andrà l'offerta pubblica mentre il titolo sarà scambiato in Piazza Affari fino al momento del ritiro. Soprattutto, in base ad un preciso accordo modificabile solo dal 90% dei voti in assemblea, sede e centro di ricerca rimarranno in Italia. In questo modo Pirelli potrà dividersi in due, separando la produzione di pneumatici per auto e moto (Tyre) da quella per i veicoli pesanti (Truck), destinata a sua volta a combinarsi con Aeolus Tyre (ChemChina), per diventare il quarto produttore mondiale di gomme per camion. Pirelli Tyre, invece, potrebbe tornare in Borsa entro quattro anni più snella di prima, ma il condizionale in questo caso è d'obbligo.   Il meccanismo complicato messo a punto da una squadra di consulenti finanziari e legali, affiancati da traduttori in russo e cinese, prevede il ritiro dalla Borsa proprio per velocizzare i tempi del riassetto industriale, che caratterizzava la strategia di Tronchetti Provera già prima dell'operazione, ma i tempi del delisting non sono certi. All'appello manca infatti il parere dei titolari del 22,59% di Pirelli che finora hanno seguito la vicenda soltanto leggendo i giornali.