Economia

CRISI E RIFORME. L'Europa stringe il Patto: sarà lotta ai debiti

Da Bruxelles Franco Serra giovedì 13 maggio 2010
La Commissione europea propone nuove regole per sorvegliare i conti pubblici dei Ventisette. Chiede di irrobustire il vecchio «Patto di stabilità e crescita», vuole linee guida comuni i politica di bilancio, una valutazione preventiva a Bruxelles dei bilanci di previsione, e sanzioni politico-economiche per chi sgarra. Con le sue proposte, che verranno vagliate dai leader nel vertice di giugno in un negoziato non facile, la Commissione ricorda che a stabilizzare l’euro non basta il piano antispeculazione da 750 miliardi varato per salvare a breve termine i Paesi in difficoltà: è altrettanto necessario che i governi mettano ordine nei conti, coordinino le politiche e insieme puntino a rilanciare la competitività. Le proposte annunciate ieri dalla Commissione ruotano attorno a una riforma dell’obsoleto Patto di stabilità, che non ha mai impedito di superare le soglie di deficit e debito. L’emergenza non è finita e «dobbiamo agire subito – ha detto José Manuel Barroso – per rafforzare il coordinamento delle politiche economiche e avere una salda disciplina fiscale». Muoversi quindi verso una gestione comune di grandi scelte economiche com’è necessario (ma manca all’euro) per la solidità di un’unione monetaria. Il piano dei 750 miliardi, ha insistito il presidente della Commissione, ha affrontato solo «l’emergenza immediata, ora si deve rafforzare la governance economica mettendo in campo gli strumenti per potenziare il Patto di stabilità e la crescita». Dal primo semestre 2011, ogni anno il Consiglio europeo impartirà ai governi gli orientamenti per preparare le rispettive Finanziarie. Oltre alle grandi linee guida per i "programmi di stabilità" nazionali, in quella sede dovranno essere coordinate le riforme economiche. E un rapporto annuale della Commissione sarà poi alla base di un "esame tempestivo e coordinato" tra gli governi sull’attuazione delle politiche di bilancio nazionali. Si eviterà così, ha spiegato il commissario alle finanze Olli Rehn senza far nomi, si eviterà che un singolo Paese «metta in pericolo la stabilità degli altri». La Commisione chiede poi che i nuovi meccanismi di sorveglianza siano affiancati da una vigilanza sugli squilibri macroeconomici e di competitività. Nelle sanzioni da riservare a chi sgarra (ripetutamente) Rehn propone di sospendere l’erogazione dei fondi detti strutturali e quelli detti di coesione economica. C’è anche chi pensa, ma non a Bruxelles, di privare i colpevoli del diritto di voto nelle riunioni dei ministri economici : il cancelliere Angela Merkel ha detto ieri che le proposte della Commissione sono un passo avanti ma non bastano. Secondo la Commissione grande attenzione dovrà essere concentrata sul debito pubblico «in modo da assicurare la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche» e permettere di accumulare "tesoretti" da spendere in caso di crisi. Il debito è un punto di particolare interesse per l’Italia. In futuro i deficit dovranno essere tali da ridurre di anno in anno l’indebitamento e i Paesi più indebitati (come l’Italia, con un debito del 115,8% del Pil a fine 2009, in aumento verso il 118% quest’anno) non potranno più accontentarsi di un deficit sotto il 3% del Pil. «Ad esempio – ha detto Rehn che non ha scelto le cifre a caso – per un Paese con un debito intorno al 115% diventa essenziale non solo avere un deficit sotto al 3% ma anche avere una chiara tendenza al ribasso del debito». Solo Italia e Grecia hanno un debito pubblico superiore al 100% del Pil a fronte di una media Ue dell’84,7% per il 2010, con il 99% in Belgio, l’83,6% in Francia, il 77,8% in Germania, l’85,5% in Portogallo, il 64,5% in Spagna fino all’esemplare 19% del Lussemburgo.