Economia

Paola Severino. «Prepariamo i ragazzi a governare il digitale»

Pietro Saccò mercoledì 14 marzo 2018

Paola Severino, rettore della Luiss (Ansa)

Può sorprendere che la Luiss, cioè l’università che storicamente è espressione del mondo imprenditoriale italiano, ospiti un "processo all’economia". Eppure oggi nell’ateneo intitolato a Guido Carli quel processo ci sarà davvero, ed economisti come Jeffrey Sachs, Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti e Marcello Messori si confronteranno, coordinati da Giuliano Amato, che è presidente della Consulta Scientifica del Cortile dei Gentili creato dal cardinale Gianfranco Ravasi, sui grandi nodi dell’economia contemporanea. «Credo che un evento come questo non sia fuori dalla prospettiva tipica della Luiss» ci spiega invece Paola Severino, il rettore dell’università.

In che senso si mette sotto processo l’economia?

Da anni analizziamo il mondo dell’economia e quello delle imprese dicendo che si devono ispirare anche a valori etici. Continuiamo a dire, e credo con ragione, che le aziende devono essere attente non solo alla produzione del profitto, ma anche al rispetto dell’etica. Profitto ed etica erano considerati tra di loro conflittuali, oggi direi che non lo sono più. In questo senso parliamo di processo all’economia: facciamo un processo all’economia che mira soltanto a produrre reddito e profitto senza curarsi degli aspetti sociali. Oggi il tema della sostenibilità è importantissimo e attuale per le imprese. Vogliamo delle aziende che, ciascuna nel proprio settore, comprendano che si può produrre profitto salvando anche gli aspetti di sostenibilità e di sostegno sociale.

È stata la crisi a costringere manager ed economisti a guardare alla realtà economica in modo meno materialista?

La crisi, che è stata lunga e profonda, ha fatto da volano per le considerazioni che esperti e professori già stavano svolgendo da tempo. Si sta divaricando la forbice tra i pochi ricchi e le tantissime persone poco abbienti. È a questo mondo sociale che le imprese devono rivolgersi, avendo presenti quali e quante tensioni sta determinando la crisi dell’economia. Certamente alle imprese non va riservato un ruolo di mero assistenzialismo, ma di sviluppo delle economie. Le nostre imprese oggi sono chiamate ad accorciare le distanze tra una classe borghese molto impoverita e la classe più abbiente.

In che modo questo tipo di visione trova applicazione nei vostri programmi universitari?

Abbiamo tantissimi programmi che mirano a sottolineare come l’impresa debba accompagnare una serie di valori alla ricerca del profitto. Parliamo spesso di lavoro e felicità, lavoro e cultura, lavoro e musica, lavoro e arte. Abbiamo master che ci insegnano come la leadership debba essere coniugata con i valori della bellezza e della cultura. Crediamo profondamente che un’impresa capace di insegnare ai propri dipendenti ad amare gli aspetti culturali della vita sia un’impresa in cui i lavoratori svolgono un’attività più proficua, serena e felice.

Per i nati dagli anni ‘80 in poi il presente, dal punto di vista economico, è piuttosto difficile. Che futuro vi immaginate per i giovani?

La mia versione è un po’ diversa forse da quella più comune. Credo che l’economia digitale possa per certi aspetti rappresentare un momento difficile, perché c’è grande cambiamento. Ma se ci attrezziamo tutti ad affrontare questo cambiamento, allora ci saranno anche vantaggi per i nostri giovani. Dobbiamo essere in grado di creare nuovi professionisti che sappiano dimostrare che non sarà il digitale a governare il mondo, ma che saranno i nuovi giuristi, i nuovi economisti, i nuovi sociologi e i nuovi politologi a governare il mondo del digitale. Perché questo accada occorre una professionalità interdisciplinare. Servono nozioni di ingegneria informatica, insieme a quelle di economia, diritto, sociologia. I nostri nuovi corsi in management and computer science e in cybersecurity dimostrano come il tema della creazione di nuove professionalità debba essere molto presente nelle università. Lo scopo che dobbiamo cercare di raggiungere è preparare i nostri giovani ad affrontare il mondo dell’economia digitale, che è il mondo del futuro ma dobbiamo prepararlo nel presente.

Qual è allora l’idea di società che la Luiss intende trasmettere ai suoi allievi?

L’evento di oggi dimostra in maniera chiarissima come noi vogliamo coltivare la cultura dell’impresa insieme a valori sociali e morali. Il Cortile dei Gentili è un luogo nel quale i valori hanno sempre trovato grande accoglienza. E allora mettere assieme un’università, dove si suppone che i principi che si insegnano siano quelli dell’impresa ma che in realtà ha valori molto più ampi, assieme a un’organizzazione che al mondo dei valori ha dato grande rilevanza è un altro esempio di quella interdisciplinarietà che credo sia la grande spinta per l’evoluzione futura della nostra società.