Economia

INTERVISTA. Polillo: «Il principio è: chi non lucra non paga»

Marco Iasevoli lunedì 27 febbraio 2012
​«Guardi, il concetto è semplice ed è iscritto nei principi generali dell’ordinamento: paga l’Imu chi iscrive un utile in bilancio. Chi, insomma, lucra sull’attiva che svolge. È chiaro, direi cristallino, ma forse in questo Paese c’è una tendenza a complicare le cose, a cercare la notizia sensazionalistica anche in un provvedimento ordinario com’è quello che abbiamo varato sul non-profit, che certo non vuole aggredire chi svolge un servizio alla collettività...». Vuole fugare ogni dubbio Gianfranco Polillo, sottosegretario all’Economia del governo Monti. E mostra stupore quando osserva che l’emendamento varato venerdì sera viene letto dai giornali come un affondo contro la Chiesa, contro il "Vaticano": «Nelle riunioni di governo e del mio dicastero non c’è mai stata una personalizzazione della questione, non è una "norma ad personam", per intenderci. E ci stupiamo anche noi di come venga interpretata».Sottosegretario, faccia degli esempi sul principio che ha esposto.Caso classico: se la retta alla scuola parificata serve a sostenere i costi di gestione, non si può considerare attività commerciale. Applichi il concetto a un ospedale: è lo stesso. O a un’associazione, religiosa o meno, ai partiti, ai sindacati... Il decreto, oltre a stabilire come si calcola la porzione d’edificio da cui si "lucra", terrà conto di questo principio. Per me è ovvio, non ho dubbi. Come è fuori dubbio che pagherà, senza eccezioni, chiunque tragga profitto dalle attività svolte.Ci sono stime sul maggiore gettito?No, chi le fa gioca al lotto. L’unica stima seria è quella del mio collega Vieri Ceriani, che parla di circa cento milioni. In ogni caso qualsiasi somma entrerà, come noto, la metteremo nel fondo per abbassare le tasse.Fondo che proprio venerdì sera è stato soppresso dal decreto fiscale...Ma il fondo che vincola l’utilizzo dei proventi dell’evasione all’abbassamento strutturale delle aliquote Irpef già esiste dal 2000, anche se non è stato mai "caricato". Noi abbiamo espulso dal decreto una variante per cui si potevano destinare le somme esistenti ad alleggerimenti temporanei del carico fiscale sulle famiglie a basso reddito.Perché l’avete eliminato?È successo che l’imprudenza dei media ha ipotizzato un calo delle tasse già nel 2012. Sa, a Bruxelles leggono i giornali, già iniziavano i commentini: "Ecco Penelope che di giorno tesse la tela e la notte la disfa...". Così  Monti ha tagliato la testa al toro. Però...C’è ancora una speranza?Se riusciremo a mantenere i saldi di finanza pubblica, e stiamo procedendo bene nonostante il maggiore calo del Pil previsto per il 2012, i soldi provenienti nel 2013 dall’evasione fiscale potranno essere redistribuiti. È una speranza forte.Ora da dove riparte l’azione di governo?Dobbiamo intervenire sulla pubblica amministrazione: digitalizzazione, razionalizzazione delle strutture e delle procedure, mobilità del personale. È forse il lavoro più faticoso che ci attende, ma dobbiamo farlo.Si profila un intervento sul lavoro pubblico, compresa la maggiore possibilità di licenziare?Se, come penso, troveremo un punto di caduta sull’articolo 18, è impensabile che poi resti un doppio regime in cui il lavoro pubblico è ipertutelato e in quello privato ci si deve sudare il pane.Il Tesoro è pronto anche per il dossier Rai?Così non si può andare avanti. C’è un debito mostruoso e, come trent’anni fa, siamo ancora alle prese con i contratti senza clausole di Celentano. Non si può non intervenire...