Economia

«PER CARITÀ E PER GIUSTIZIA». Non toccate il non profit

Angelo Picariello lunedì 27 febbraio 2012
Una lungo percorso che attraversa sin dalla fondazione lo Stato unitario. Una presenza capillare che interroga la politica e «che meriterebbe la destinazione di risorse più che essere oggetto di iniziative per reperirle», dicono i responsabili delle opere religiose di ispirazione cattolica alla Protomoteca del Campidoglio, dove si presenta la ricerca "Per carità e per giustizia", il contributo degli istituti religiosi alla costruzione del welfare italiano. Quasi non ci si crede - ma lo ricorda il cardinale Tarcisio Bertone - che l’idea, di stringente attualità, sia nata molto prima «durante il convegno dei religiosi di Assisi dell’ottobre 2009, sul tema "Il Vangelo nelle opere di carità e nelle attività sociali dei Religiosi in Italia"». Il risultato, dà atto il segretario di Stato vaticano, è «un’opera storica documentata e minuziosa» che con rara precisione tempistica porta «all’attenzione dell’opinione pubblica la storia del welfare italiano a partire dalle sue origini, ovvero il suo sorgere dal basso come risposta generosa alle necessità degli ultimi».E si deve proprio all’impegno dei cattolici la nascita e la diffusione in Italia di un’idea di organizzazione della solidarietà, che oggi dà vita a 14.246 piccole e grandi opere censite, per 420mila addetti a vario titolo, laico o religioso, volontario o professionale. Una rete in crescita, che segna ben 4mila nuove iniziative dall’ultimo censimento del 2001 e tocca tutti i settori di impegno a favore delle categorie disagiate, dagli anziani agli immigrati, dai disabili agli ammalati di aids, opere con presidi fissi od operanti a domicilio come forme di servizio alla persona.Ed ecco il riscontro che arriva dal presidente della Repubblica con il lungo messaggio inviato al convegno organizzato da Fondazione Roma-Terzo settore, Fondazione Alessandra Zancan, Conferenza Italiana Superiori maggiori (Cism) e Unione Superiore Maggiori d’Italia (Usmi). «Il contributo della Chiesa è stato rilevante - scrive Giorgio Napolitano -. Superando taluni momenti critici con le nuove istituzioni dello Stato unitario, ha consentito al mondo cattolico di concorrere allo sviluppo economico-sociale del paese ed alla maturazione di valori, quali quelli della mutualità, della solidarietà e della convivenza pacifica, poi consacrati nella nostra Carta costituzionale». Una storia, quindi, anticipatrice dei valori repubblicani. E «la gratuità cristiana rappresenta un modello nel processo di costruzione del welfare, in passato e nel futuro», dice Bertone. Una storia portatrice di una collaborazione persino più antica rispetto alle intese poi intervenute a livello diplomatico fra Stato e Chiesa: «L’interdizione per i cattolici dell’impegno politico - prosegue Napolitano - non impedì agli istituti religiosi e all’associazionismo cattolico di svolgere una importante azione nei campi della cooperazione e dell’educazione, istruzione e assistenza, sanitaria e sociale a favore di quanti vivevano in condizione di povertà e precarietà sociale ed economica».Compito dell’oggi, auspica Bertone, «per un giusto ordine sociale, è garantire a tutti, e a ciascuno, per rispetto del principio di sussidiarietà, la sua parte. Spetta perciò alla politica perseguire questo ordine e la giustizia è la misura intrinseca di ogni politica».Ed ecco il punto: intervenire per garantire la tenuta di questo stato sociale; modificarlo, ma senza sbagliare la mira. Uno stato sociale che «non è morto», sostiene Elsa Fornero, in Campidoglio replicando a un’affermazione che giudica «molto tranchant» di Mario Draghi. «Non godo di grande simpatia perchè devo fare sempre tagli», ironizza il ministro del Welfare. Ma la logica dei tagli, spiega, non è solo quella di «togliere qualcosa a qualcuno», ma anche quella di doverlo fare «per dare qualcosa a qualcuno. Vi assicuro - dice - che l’equità è il nostro principio guida». Ma lo Stato «non può fare a meno del privato» e c’è «un grandissimo riconoscimento del governo per l’impegno della Chiesa», conclude Fornero.Ma i dubbi per l’impatto delle misure annunciate restano. Il neo direttore della Caritas italiana monsignor Francesco Soddu chiede «chiarezza» per capire su quali e quanti immobili della Chiesa si dovrà versare il contributo. E quelli in cui si opera per fini di utilità sociale «devono essere esclusi». Ma resta intanto «una grande confusione e spero che nei prossimi giorni i nodi vengano sciolti», auspica Soddu. C’è «viva preoccupazione», ripete anche don Alberto Lorenzelli, presidente del Cism. «Il nostro sguardo - assicura - non va alla difesa di un privilegio, ma ai timori per il futuro delle nostre opere».​