Economia

Pandemia. Modello Ferrari, così Maranello guida la ripartenza dell'auto

Alberto Caprotti sabato 18 aprile 2020

Abituata a correre in pista, ora si candida a rappresentare un modello per l’Italia e non solo. Grazie a un eleborato e scrupoloso piano medico–scientifico di rientro in fabbrica, la Ferrari di Maranello può diventare il simbolo del settore industriale che dovrebbe essere autorizzato a riaprire tra i primi, quello dell’automobile, strategico per il nostro Paese e drammaticamente penalizzato finora dallo stop produttivo e commerciale.

È stato pesantissimo infatti l’effetto dell’emergenza Coronavirus anche sul mercato dell’auto europeo. In marzo in Europa Occidentale le immatricolazioni sono state 853.077 con un calo in valore assoluto di quasi 1 milione di vetture, mentre la contrazione percentuale è stata del 51,8%. Questo risultato, mediamente migliore di quello italiano dove il mercato ha perso più dell’85% delle vendite, è comunque geograficamente correlato alla data d’inizio della quarantena e all’entità delle misure restrittive adottate. Non molto meglio dell’Italia, che è stato però il primo Paese a dichiarare l’emergenza e a chiudere stabilimenti e distribuzione, hanno fatto Francia (–72,2%) e Spagna (69,3%). Molto negativo ma più contenuto l’impatto sugli altri due grandi mercati dell’area e cioè Germania (–37,7%) e Regno Unito (–44,4%). Pesante il –76,6% che deve accusare Fiat– Chrysler penalizzata però a livello europeo dal dato italiano che resta il suo mercato di riferimento, circostanza che considerando la difformità delle chiusure nazionali, rende impossibile da confrontare i risultati con quelli degli altri marchi e Gruppi.

Ovunque nei Paesi colpiti le associazioni rappresentative degli operatori del comparto avanzano precise richieste ai governi per rilanciare il settore e, con esso, l’economia non appena vi sarà la possibilità materiale di tornare ad acquistare auto e a produrle. In quest’ottica, la Ferrari è in prima fila. L’azienda in queste settimane non si è limitata alla produzione di dispositivi medici per contribuire alla lotta al Coronavirus, ma ha già avviato il programma che ha chiamato “Back on track” (Ritorno in Pista), in collaborazione con un pool di virologi ed esperti – tra i quali il professor Roberto Burioni – e con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, con l’obiettivo di tutelare la sicurezza dei dipendenti al riavvio delle attività produttive quando l’autorità nazionale lo consentirà. Il piano prevede una prima fase con l’applicazione di un pacchetto di misure di protezione e un secondo momento di screening della forza lavoro, dei loro familiari e del personale dei fornitori, su base volontaria e con esami del sangue.

I test sierologici sui dipendenti sono già iniziati e quasi tutti i lavoratori hanno accettato di sottoporsi agli esami: dopo 48 ore dalle analisi del sangue, viene fornito l’esito con l’indicazione se il soggetto non possiede gli anticorpi del virus. In questo caso sarà ammesso a rientrare in fabbrica. Diversamente è sottosposto a tampone e, in caso di positività, avviato alla quarantena. La terza fase è incentrata sulla proposta di una app per fornire supporto medico nel monitoraggio della sintomatologia del virus, sempre e solo su base volontaria. Inoltre, l’azienda avrà accesso a dati non individuali, ma solo in forma aggregata e limitatamente ai possibili contatti fra gli utenti nel caso in cui si riscontri un’infezione da Covid–19. Non si tratta di un sistema di geolocalizzazione, né di tracciamento dei movimenti dell’utente, ma solo dei contatti avuti, senza definire il luogo dove sono avvenuti. Per questo motivo, l’app sarà gestita da una società esterna e l’intero progetto potrà essere adeguato agli eventuali standard che saranno definiti dalle autorità.