Economia

L'INTERVISTA. Marzano: «Meno tasse per le imprese under 30»

Luca Mazza domenica 2 settembre 2012
​Esiste un sola strada per far ripartire il mercato del lavoro ed è quella della modernizzazione». È il pensiero di Antonio Marzano, presidente del Cnel (Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro) preoccupato dalle rilevazioni Istat secondo cui la disoccupazione giovanile è in crescita. Per Marzano siamo di fronte a un’emergenza «che rischia di provocare forti tensioni sociali».Professore, come si è potuti arrivare a un livello così allarmante?L’Italia è un Paese sempre più anziano. In passato le nuove generazioni portavano un contributo anche di energia fisica al mondo del lavoro. Basti pensare a quanto accadeva nel settore agricolo. Oggi non è più così. Il mercato occupazionale dei giovani è quello tecnologico e digitale. E l’Italia da questo punto di vista è indietro rispetto ai Paesi concorrenti.Quali interventi consiglia per invertire la rotta?Le imprese giovanili meriterebbero di essere maggiormente incentivate. Se sul mercato vengono immessi dei prodotti innovativi, si risvegliano i consumi. A beneficiarne, dunque, sarebbe l’intero sistema economico.Il governo Monti si sta muovendo proprio in questa direzione. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, dieci giorni fa ha annunciato che per i giovani fino a 35 anni sarà possibile costituire una Srl con solo 1 euro di capitale e senza spese notarili.Si tratta indubbiamente di un’iniziativa intelligente. A questa affiancherei anche una misura che preveda la defiscalizzazione per gli investimenti dei giovani in nuove imprese.Secondo lei l’affermarsi di un mercato del lavoro internazionale rappresenta una ricchezza per l’Italia o prevale la paura di perdere i nostri cervelli migliori?Bisogna compiacersi del fatto che molti laureati italiani siano così richiesti all’estero. Un Paese che si fossilizza e tiene legati tutti i suoi talenti è destinato a morire. Il punto nodale è quello di offrire a questi ultimi la possibilità di tornare con competenze di respiro internazionale. Oltre che sul "controesodo" degli italiani, occorre lavorare sodo per migliorare le nostre capacità ricettive. Dobbiamo essere in grado di ospitare un numero maggiore di cervelli stranieri.Dal 2009 lei è anche presidente onorario dell’Aicesis (l’associazione internazionale dei Consigli Economici e Sociali) e dunque spesso ha occasione di confrontarsi con suoi colleghi di altri Paesi. Che considerazione hanno all’estero dei nostri giovani?Innanzitutto si stupiscono nel vedere tante forze lavoro inutilizzate. Tanto più perché hanno un profondo rispetto degli anni di studio che hanno alle spalle i nostri giovani. L’istruzione che si riceve nelle scuole e nelle università italiane, infatti, viene considerata d’eccellenza in tutta Europa.