Economia

L'EMERGENZA SOCIALE. Lavoro e fisco L'offensiva di Roma

Diego Motta mercoledì 26 giugno 2013
La metafora ciclistica è semplice. «Oggi c’è il gran premio della montagna: ci sarà il falsopiano a fine anno e la discesa nel 2014». L’orizzonte disegnato da Enrico Letta al Senato guarda al medio periodo, ma già in questi tre giorni il governo dovrà affrontare tappe decisive: oggi il Consiglio dei ministri varerà l’atteso pacchetto lavoro, poi il premier volerà a Bruxelles per il Consiglio europeo che avrà come primo punto all’ordine del giorno proprio la lotta alla disoccupazione giovanile. Nelle parole pronunciate ieri alle Camere, è come se lo sguardo sui prossimi mesi cruciali e la priorità da dare all’emergenza sociale che attraversa l’Italia da tempo, finissero per sovrapporsi. Se riuscirà a scollinare tenendo compatta la maggioranza e dando ossigeno al Paese, l’esecutivo di larghe intese potrà guardare con fiducia al futuro. In caso contrario, i rischi di un fallimento aumenteranno.La partita si gioca quasi esclusivamente nel campo delle risorse, che non ci sono o sono poche, mentre per riattivare il mercato occupazionale ne servirebbero in gran quantità. Ecco perché, in serata, chiudendo con la replica a Palazzo Madama, Letta è tornato a battere sul tasto dell’evasione fiscale. «La quantità di capitali all’estero è semplicemente scandalosa» e la possibilità che chi «le tasse le paga fino all’ultimo centesimo», le possa «pagare di meno, è legata al fatto che tutti questi capitali rientrino». Sono necessari molti più soldi e per questo è inaccettabile che ci siano soggetti che ancora si sottraggono al Fisco. Lo stesso discorso vale per quei dirigenti che, «nelle società pubbliche, guadagnano dei multipli» assolutamente sproporzionati rispetto ai loro dipendenti. Solo con una miglior distribuzione delle ricchezze e, insieme, con un recupero efficace dei finanziamenti, si potrà invertire il senso di marcia.«Se si ferma, l’Europa così com’è è perduta» ha avvertito il presidente del Consiglio in mattinata alla Camera, spiegando ai parlamentari che «quello che ci attende a Bruxelles sarà un confronto duro e importante. Sarà un confronto politico». Palazzo Chigi chiederà di anticipare nel biennio 2014-2015 i 6 miliardi promessi dalla Commissione nel bilancio pluriennale con scadenza 2020: il «dramma italiano» è tutto in quel 40% di senza lavoro tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. «L’Europa dovrà mobilitare tutte le risorse disponibili – ribadisce il premier –. Sei miliardi di euro significano circa 1.360 euro a disposizione di ciascuno dei potenziali beneficiari».Sul fronte interno, intanto, si punta a un pacchetto di interventi da 1,3 miliardi: oltre al miliardo di fondi europei da destinare al Mezzogiorno, potrebbero esserci altri 300 milioni per le misure di incentivo alle assunzioni al Centro-Nord. «Il decreto-legge conterrà interventi per accelerare la creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato, attraverso forme di decontribuzione per le imprese che assumono giovani in difficoltà economica o convertono contratti temporanei in contratti a tempo indeterminato, renderà più agile la disciplina sui contratti a tempo determinato senza con questo diminuire le tutele, introdurrà misure per ridurre la disoccupazione e l’inattività dei giovani, favorendo l’alternanza scuola lavoro e l’attivazione di percorsi professionali di medio termine» ha sottolineato il presidente del Consiglio. Molte aspettative sul versante dei fondi sono riposte anche nella Banca europea per gli investimenti. «Chiediamo che la Bei aumenti il credito erogato alle piccole e medie imprese», che attualmente è di circa 13 miliardi di euro. È necessario fare di più e alzare il ritmo per ritrovare la crescita. La salita è iniziata e, per arrivare al traguardo, nel gruppo servono nuovi alleati.