Economia

Lavoro domestico. Gli occupati sono quasi un milione

Maurizio Carucci sabato 23 luglio 2022

Un badante a passeggio con un anziano

I lavoratori domestici sfiorano quota un milione, nel 2021 il numero arriva a 961.358 unità. Lo affermano i dati dell'Osservatorio Domina (Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico) che evidenziano anche il ruolo della componente immigrata e l'impatto della procedura di regolarizzazione avviata nel 2020. Il settore si conferma a prevalenza femminile (84,9%) e immigrata (70%), ma sono gli uomini stranieri a registrare l'incremento più forte (nel 2020 e nel 2021 sono la categoria che ha registrato l'aumento maggiore +62%), mentre quelli italiani sono raddoppiati dal 2012 al 2021, passando da 13mila a 25mila unità. Le lavoratrici straniere sono comunque il gruppo più numeroso e rappresentano il 57,5% del totale. Le italiane sono invece oltre un quarto del totale (27,4%) ma in ogni caso in crescita progressiva dal 2012. Il primo Paese per presenza è la Romania, che rappresenta il 21,6% seguono Ucraina (14,1%) e Filippine (10,1%). Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, «la presenza straniera è storicamente molto importante nel settore domestico. La regolarizzazione avviata nel 2020 ha rappresentato un'opportunità per le famiglie per mettere in sicurezza se stesse e i propri lavoratori, ma ha anche evidenziato le criticità del sistema attuale e del meccanismo stesso delle "sanatorie". Per superare queste criticità in modo strutturale, la piattaforma delle parti sociali ha proposto nel 2020 l'introduzione di quote annuali d'ingresso per lavoro domestico, superando la logica dell'emersione».

Anziani, per il 90% accuditi da familiari

Secondo una ricerca del Censis commissionata da Family Care (Agenzia per il lavoro controllata da Openjobmetis e autorizzata dal Ministero del Lavoro per offrire servizi di ricerca, selezione e somministrazione di assistenti familiari, più comunemente denominati badanti), il 70% degli italiani è consapevole di quanto gli anziani, con le loro pensioni, riescano ancora a essere di indispensabile sostegno economico. Il nesso tra anzianità e povertà è ancora diffuso nell’immaginario, ma è in buona parte infondato: gli anziani possiedono il 40% della ricchezza nazionale, il doppio rispetto a 25 anni fa, anche se spesso è condivisa con il resto della famiglia. In Italia, 1 famiglia su 3 ha al suo interno un percettore di pensione da lavoro. In questo senso, in Italia, un sistema di prossimità e comunitario a supporto degli anziani non autosufficienti esiste già e lo si può rafforzare. Il Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede fondi per la riforma a favore degli anziani non autosufficienti, ma a patto che venga realizzata entro questa legislatura (primavera 2023). Si tratta di circa 7,5 miliardi di euro per investimenti sul miglioramento della qualità della vita per le persone non autosufficienti, di cui 6,5 miliardi direttamente destinati agli anziani tendenzialmente non più autonomi: