Economia

L'INTERVISTA. Lara Comi: «In Europa ci sono grandi opportunità»

Giuseppe Matarazzo martedì 29 ottobre 2013

«L’Europa non è solo regole e burocrazia, non è solo rigore e paletti. In Europa ci sono grandi opportunità per i giovani. Ci sono spazi importanti che in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, soprattutto in Italia, con tassi di disoccupazione altissimi e molta confusione politica e sociale, rappresentano una straordinaria occasione per vivere esperienze, crescere, scommettersi in una comunità più grande e arricchirsi di nuovi stimoli». Lara Comi, giovane eurodeputata del Pdl, l’Europa ce l’ha negli occhi, per il colore e per l’entusiasmo con cui s’illuminano quando parla di questo grande progetto che interessa ormai 28 Paesi. «Un processo inarrestabile, con molte criticità, ma che per le nuove generazioni è ormai presente e soprattutto futuro – aggiunge la Comi –. Un pozzo di novità, di energie, di sensibilità che possono solo arricchire la propria vita».Risorse spesso sconosciute…Sconosciute e per nulla facili, perché bisogna sapere compilare un curriculum in formato europeo, parlare le lingue, compilare delle application. E allora mi sono fatta promotrice di un tour di informazione e formazione per i giovani sulle opportunità che ci sono in Europa a livello professionale su misure, bandi, esperienze di lavoro nelle istituzioni europee e nei Paesi membri, nelle multinazionali. Una iniziativa partita da un tweet che ha riscosso molta attenzione. Abbiamo cominciato dalla Lombardia, da Milano. Poi andremo anche in Piemonte e Liguria. Per il primo incontro abbiamo avuto più di duecento richieste. Abbiamo coinvolto i responsabili di risorse umane di grandi imprese, come Philips e Timberland per esempio, che hanno annunciato posizioni professionali aperte. E due formatori hanno spiegato l’approccio personale e motivazionale. In un dialogo interattivo e informale.Che impressione ha avuto parlando con i ragazzi?Che c’è tantissima voglia di Europa fra i giovani.Eppure Europa-lavoro-giovani è una triade che sembra essere travolta dalla crisi.Proprio per questo bisogna spiegare le azioni positive, coinvolgere i giovani e proporre nuovi orizzonti.Quali sono questi strumenti?Ci sono finanziamenti dedicati. Penso a tutte le misure del Fondo sociale europeo, il Fondo Giovani, la cosiddetta Youth guarantee, o l’Erasmus degli studenti e degli imprenditori. Il programma Progress per le giovani donne imprenditrici. Oltre alla possibilità di fare stage e di lavorare nelle istituzioni europee e nelle lobby di categoria.C’è una mobilità positiva, ma c’è anche una emigrazione di necessità dentro l’Europa. Il flusso di italiani che va all’estero è anche un campanello d’allarme…Ci sono situazioni e situazioni. Ma penso che nel futuro la mobilità sarà sempre più forte e toccherà aree sempre più lontane. Non c’è lavoro qui? Bene, andate fuori, aprite la mente, diventate lavoratori europei. Un’esperienza all’estero la consiglio in ogni caso. Perché fornisce qualcosa in più per poi dare qualcosa in più in Italia.Vale anche per lei?Per certi versi… Quello che sto facendo è una sorta di Erasmus.L’Ue ha rischiato il default. E persino l’Erasmus è rimasto in bilico. Non è un bel segnale.Con le competenze economiche che ha l’Unione Europea sarebbe stato davvero un rischio serio. Per fortuna scongiurato. C’è stata la rettifica di 2,7 miliardi ma ci sono altri 1,2 miliardi da trovare in bilancio. Questi problemi possono però dare finalmente la spinta a realizzare realmente l’unione politica. E a superare certi ostacoli, procedure e paletti che ne smorzano la forza, ritardano le scelte e fanno apparire l’Europa più "cattiva" di com’è. L’80% delle leggi italiane sono europee. Il problema è che noi discutiamo di leggi recepite due anni dopo, e non mentre le scriviamo. Come la direttiva sul ritardo dei pagamenti che abbiamo approvato nel 2010 e qui se ne è cominciato a parlare qualche mese fa. E solo ora si sta cercando di portarla a termine.C’è anche un problema di professioni. Paese che vai…Il riconoscimento delle qualifiche professionali è un punto fondamentale in questo percorso. Grazie al lavoro della mia commissione abbiamo appena approvato in plenaria una delle direttive più lunghe in questo senso. Non può essere che un professionista formato in un Paese dell’Est diventi dentista dopo tre anni e possa competere con uno in Italia che ha speso cinque anni in formazione acquisendo altre conoscenze e competenze. In Europa si contano circa 800 professioni regolamentate, ma solo sette sono oggi automaticamente riconosciute in tutti gli Stati membri. Prima eravamo cittadini europei, ora siamo anche lavoratori europei. È un passaggio culturale e mentale molto forte. Una rivoluzione.Quale ruolo per l’Italia?Fra due anni ospiteremo l’Expo, con 200mila posti di lavoro in ballo. Ecco, può essere una straordinaria opportunità di crescita e di rilancio per rimetterci al centro dell’Europa.