Economia

Bce. Lagarde: rischiamo inflazione al 7%, pronti a tutto per l'emergenza

Cinzia Arena giovedì 17 marzo 2022

La presidente della Bce Christine Lagarde

L'Europa deve fare i conti con un’inflazione più elevata e una crescita più lenta del previsto. Per questo la banca centrale europea è pronta a muoversi con la massima flessibilità. «La Bce è pronta a fare marcia indietro sui suoi piani di riduzione dello stimolo monetario, se fosse necessario di fronte ai rischi posti dalla guerra» ha detto la presidente Christine Lagarde intervenendo alla XXII conferenza "The Ecb and its Watchers". Non è escluso che si rendano necessari «nuovi strumenti per sostenere la crescita» proprio nel momento in cui, alla fine di marzo, verrà concluso il Pepp, il piano straordinario di acquisto di titoli avviato due anni fa per contrastare l’effetto della pandemia. Il pericolo principale in questo momento arriva dall’inflazione: a febbraio nell’Eurozona ha toccato il 5,9%. Lagarde ha ipotizzato una media del 5,1% per quest’anno, che potrebbe salire al 7% nello scenario peggiore.

Nell’ultimo Consiglio direttivo la Bce ha valutato la necessità di «riduzione degli acquisti netti di titoli» ma si muoverà tenendo «le opzioni aperte, e in base a criteri di gradualità nella normalizzazione della politica monetaria, e flessibilità» ha assicurato Lagarde.Philip Lane, capo economista della Bce, ha spiegato che lo stop agli acquisti netti di titoli sarà possibile se le statistiche saranno coerenti con il quadro di un’inflazione di medio termine convergente verso l’obiettivo del 2% per l’inflazione di fondo – al netto dei prezzi alimentari ed energetici.L’aggressione russa dell’Ucraina ha «portato l’economia europea in un territorio sconosciuto» e «ha rivelato la nostra vulnerabilità collettiva che deriva dalla dipendenza economica da attori ostili» ha aggiunto ancora Lagarde.

Il nuovo scenario geo-politico rappresenta quindi un rischio significativo per la crescita dell’Eurozona. I banchieri centrali devono scegliere tra il mantenimento di politiche monetarie accomodanti, con il rischio di vedere l’inflazione decollare, o l’aumento dei tassi che pesa sulla capacità di prestito e sul credito di privati e imprese. L’Eurotower ha deciso al momento di lasciare invariati i tassi, mentre Usa e Gran Bretagna sono corse ai ripari. Dopo la Federal Reserve che mercoledì ha aumentato per la prima volta i tassi dopo due anni, ieri è toccato alla Banca d’Inghilterra adottare un’identica misura con un rialzo dello 0,25% per cercare di scongiurare i rischi di un’inflazione vicina all’8%. A differenza della Bce e della Fed la Boe ha già iniziato a ridimensionare la sua politica monetaria espansiva.

Intanto l’Ocse nel suo Report di valutazione degli impatti e delle implicazioni della guerra in Ucraina ha sottolineato come l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia «potrebbero ridurre la crescita del Pil globale dell’1% nel primo anno, con una profonda recessione in Russia, e spingere l’inflazione globale dei prezzi al consumo di circa 2,5%». Il dato sull’inflazione nell’area euro, le preoccupazioni della Bce e i segnali contraddittori dall’Ucraina hanno frenato le Borse europee che hanno chiuso il lieve in rialzo con l’eccezione di piazza Affari (-0,6%).