Economia

UniCredit e l'Esg. Orcel: «Servono parametri nuovi per valutare gli investimenti»

Pietro Saccò martedì 7 novembre 2023

Avanti con gli investimenti Esg: «Dobbiamo concentrarci sul lungo termine ed evitare una visione a breve termine»

Lunedì UniCredit Foundation ha annunciato un accordo da 5,5 milioni di euro con Teach For All per aiutare questa rete internazionale che lotta contro la povertà educativa a fornire un’istruzione di qualità agli studenti che vivono situazioni di disagio in sei Paesi dove la banca opera: Italia, Germania, Bulgaria, Romania e Slovacchia. Un progetto che si inserisce perfettamente nella strategia di sostenibilità della banca, spiega il group chief executive officer Andrea Orcel.

Quali sono gli obiettivi di questo accordo e perché la fondazione UniCredit ha scelto di affrontare in modo specifico il problema sociale dell’abbandono scolastico?

Il nostro obiettivo è promuovere l’istruzione. Questa è un catalizzatore di sviluppo e un motore chiave nella lotta contro la disuguaglianza, nella riduzione della povertà e, in definitiva, per un futuro migliore e più sostenibile per l’Europa. L’abbandono precoce dell’istruzione ha conseguenze che durano tutta la vita, poiché riduce le opportunità di lavoro e può portare a una diminuzione dei guadagni potenziali, fino alla compromissione della salute mentale e all’esclusione sociale. Come banca, non possiamo restare a guardare mentre una parte della prossima generazione non riesce a sfruttare il suo enorme potenziale. Investire nell’istruzione è fondamentale per il benessere individuale e la nostra prosperità collettiva, oltre a promuovere il progresso sociale ed economico a lungo termine. La nostra partnership riflette l’obiettivo di UniCredit di consentire alle comunità di progredire e l’ambizione di essere la banca per il futuro dell’Europa. In questo modo combatteremo le disuguaglianze educative vissute dai bambini in tutta Europa e contribuiremo a prevenire i tassi di abbandono scolastico precoce tra i giovani.

Da dove nasce l’incentivo di UniCredit ad intervenire sulle questioni sociali?

Integrare la sostenibilità in tutto ciò che facciamo è uno dei cinque imperativi strategici di UniCredit Unlocked. Si tratta di un piano strategico che si basa sui nostri fondamentali per sbloccare il potenziale del gruppo e aprire la strada al futuro della nostra banca e di tutti i nostri stakeholder. Stabilisce un nuovo punto di riferimento per il settore bancario e garantisce che diamo sempre l’esempio nel supportare le comunità a progredire. Credo che il settore privato, e in particolare noi come banche, abbia una responsabilità sociale che va ben oltre i prestiti e i servizi finanziari. Quando le persone sono colpite più duramente, è nostra responsabilità come Fondazione e come banca contribuire alla loro ripresa e aiutarle a riconquistare il loro ruolo nella società.

Ragazzi al lavoro in un laboratorio - Teach For All

La spinta al profitto di una banca commerciale può entrare in conflitto con i suoi obiettivi ambientali e sociali. Dov'è oggi per UniCredit l'equilibrio tra la ricerca del profitto e la missione di impatto sociale?

L’equilibrio di una banca dipende dall’allineamento delle esigenze e dei benefici di tre importanti stakeholder: i clienti e le comunità, i dipendenti, gli investitori. Il nostro obiettivo prevalente è ricercare costantemente questo equilibrio. Sebbene l’istituto vada alla ricerca del profitto, questo deve essere realizzato massimizzando contestualmente i benefici per i nostri clienti, per i nostri dipendenti e per gli azionisti. La prova che questa è la direzione corretta diventa evidente quando, ad esempio, gli investitori si complimentano per il supporto alle imprese e alle comunità locali in difficoltà per le calamità naturali o ai progetti di educazione finanziaria o al contributo erogato ai dipendenti per far fronte alla crescente inflazione.

Nonostante il boom di green bond, social bond e strumenti simili, resta diffusa la convinzione che la finanza “verde” comporti un sacrificio di rendimenti rispetto a quella che non applica criteri ESG. È questo il caso nella sua esperienza?

Dobbiamo sfidare e invertire questa prospettiva. E vedere il cambiamento climatico e la giusta transizione come un’opportunità per le imprese di innovare e progredire. Le aziende più impegnate nella trasformazione sostenibile dei propri modelli di business producono meno esternalità negative. Questo in termini di impatto ambientale e di costi sociali, fattori che influiscono sulla comunità e quindi su ciascuno di noi. Nel valutare il rendimento degli investimenti dovremmo quindi adottare parametri diversi rispetto a quelli tradizionali e tenere conto degli impatti che qualsiasi attività produttiva genera sull’ambiente e sulla società. In ogni caso, dobbiamo concentrarci sul lungo termine ed evitare a tutti i costi una visione a breve termine.

Avete puntato con decisione sullo strumento dei social bond. In questo ambito c’è un’operazione che ha funzionato particolarmente bene?

Ne abbiamo fatte diverse in Italia e in Europa. Abbiamo pubblicato il Sustainability Bond Report 2023 sull'allocazione e l'impatto del Senior Preferred Green Bond da 1 miliardo di euro emesso a giugno 2021, del Senior Non Preferred Green Bond da 1 miliardo di euro emesso a novembre 2022 e del Retail Social Bond da 155 milioni di euro, rilasciato nell'ottobre 2021. Il ricavato dei due green bond è stato interamente destinato al finanziamento delle energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico, eolico e biomasse. Così come gli edifici green, appartenenti alle classi Epc A ed Epc B, che rientrano nella categoria residenziale identificata come il 15% più alto dei mutui in tutte le regioni d'Italia. Allo stesso tempo, i proventi del social bond sono stati indirizzati verso progetti che hanno più impatti sociali positivi. Attraverso il finanziamento di 88 iniziative di impatto sociale in Italia, siamo orgogliosi di affermare che il 99% delle organizzazioni beneficiarie hanno quasi raggiunto, pienamente raggiunto o superato i propri obiettivi sociali.

L'impatto sociale dell'attività bancaria passa inevitabilmente anche attraverso la sua presenza sul territorio. Anche il presidente Mattarella ha riconosciuto come un problema significativo la «desertificazione bancaria» in atto in Italia. La riduzione del numero delle filiali è davvero un processo inesorabile?

La digitalizzazione ha cambiato le abitudini dei clienti e pochi si recano in filiale. Di conseguenza, tutti gli istituti di credito hanno ridotto il numero dei propri sportelli. Le statistiche dicono che UniCredit è quello che ha effettuato il minor numero di chiusure. Il contatto diretto con il cliente è importante, ma è necessario bilanciare le necessità della clientela con la business proposition. Per fare questo abbiamo lavorato per rendere più efficiente il nostro network offrendo i nostri servizi attraverso questi canali complementari: il call center, internet, la mobile app e la filiale remota Buddy. Abbiamo ampliato l’orario di servizio alla clientela e, oltre alle filiali, assistiamo i nostri clienti con i servizi di concierge di Buddy, erogati attraverso 700 agenti in attività finanziaria dislocati su tutto il territorio nazionale.