Economia

Salone della Csr. La sostenibilità ha messo radici

Cinzia Arena martedì 4 ottobre 2022

La lotta ai cambiamenti climatici al centro delle politiche sostenibili delle aziende

In dieci anni lo scenario è cambiato e la sostenibilità, ambientale e sociale, è diventata un elemento strategico per le imprese e una sorta di 'bollino di qualità' per i consumatori. Purché sia 'misurabile' e non solo di facciata. Gli spazi di manovra però sono ancora molto ampi e nei prossimi dieci anni, complice l’arrivo al traguardo dell’Agenda 2030 dell’Onu, verrà completata questa rivoluzione etica del modo di produrre e consumare.

Il 'Salone della Csr e dell’innovazione sociale' dedicato alle 'Connessioni sostenibili' che si è aperto ieri all’università Bocconi – una tre giorni caratterizzata da 102 incontri alla quale partecipano 410 relatori e 270 organizzazioni coinvolte a vario titolo – si propone proprio di indagare cosa significa oggi sostenibilità e quali saranno le sfide per il futuro. In apertura dei lavori è stata presentata una ricerca Ipsos su dieci anni di Csr (Corporate social responsibility) dalla quale emerge una grande attenzione degli italiani: due su tre sono pronti a spendere di più per un prodotto sostenibile (al primo posto mettono l’impatto ambientale, seguito dal rispetto dei lavoratori e delle leggi e dell’eticità dell’azienda), la metà vorrebbe avere accesso ad informazioni di prima mano sulla sostenibilità delle aziende per orientare meglio le proprie scelte. Saranno proprio i consumatori a contribuire secondo l’indagine allo sviluppo della Csr con le proprie preferenze d’acquisto (53% delle risposte) seguiti dalle grande aziende (52%). Il ruolo decisivo però sarà quello delle istituzioni europee e sovranazionali (58%). «In questi dieci anni il salone è stato lo specchio a volte anche parzialmente il motore di cambiamenti significativi che hanno riguardato in particolar modo le imprese – ha sottolineato Rossella Sobrero del gruppo promotore del Salone –. Oggi possiamo dire che nelle strategie aziendali le parole competitività e sostenibilità sono sempre più spesso collegate. In questi anni è anche migliorato il dialogo tra i diversi attori sociali, che in molti casi ha innescato connessioni virtuose».

Se dieci anni fa i termini usati erano soprattutto ambiente e solidarietà il campo si è allargato ai cambiamenti climatici e all’inclusione. «Le aziende hanno compreso che essere responsabili è qualcosa di più che comportarsi bene, rispettare le leggi e condividere il valore generato. Siamo comunque ancora in una fase iniziale – ha spiegato Andrea Alemanno di Ipsos Strategy3 presentando la ricerca – La Csr del futuro deve essere pensata come un vantaggio sociale e collettivo, non solo come un vantaggio competitivo». Sono quattro le tipologie di profili di consumatori individuati: i sostenitori (passati dal 20 al 23% negli ultimi quattro anni), gli aperti (scesi al 41% dal 50%) gli scettici (in netto aumento dal 13 al 22%) e gli indifferenti (scesi dal 14 al 17%). Dati che riflettono il diffondersi di un pregiudizio da parte degli italiani: l’eccessiva enfasi su questi temi viene infatti considerata come un paravento per finalità commerciali, una 'sostenibilità' di facciata. Le sfide per i prossimi anni saranno soprattutto la transizione energetica verso le rinnovabili, la sharing economy e la riduzione del divario di genere (gender gap).