Economia

Energia elettrica. La beffa della bolletta: si pagherà anche per i morosi

Cinzia Arena venerdì 16 febbraio 2018

Una beffa per gli utenti: dover pagare la bolletta della luce anche per chi non lo fa. Fare chiarezza su questa vicenda - che ha destato le giuste proteste delle associazioni dei consumatori - non è facile. Per una serie di ricorsi e sentenze del Tar e del Consiglio di Stato l’Autorità dell’energia ha stabilito che una parte delle bollette inevase, circa 200 milioni di euro secondo le associazioni ma non ci sono certezze sui numeri, sarà distribuita tra tutti gli utenti che pagano regolarmente. Una contraddizione che affonda le radici nella liberalizzazione del settore, diventata operativa nel 2007, e nel fatto che i fornitori finali (vale a dire le aziende che emettono le bollette vendendo l’energia ai cittadini) sono stati costretti a versare ai distributori (le aziende che invece portano l’energia dentro le case) i cosiddetti "oneri generali di sistema", vale a dire appunto una quota per il servizio di trasporto dell’energia che poi il distributore vende.

In Italia i fornitori sono circa 400 tra grandi (Enel, Eni, A2a, Illumia, E-on e Agsm) e piccoli, nati appunto in seguito alla liberalizzazione. Alcuni sono rimasti schiacciati dai debiti perché a fronte di consumatori morosi (ai quali solo dopo un certo numero di mesi viene sospesa l’erogazione) hanno dovuto comunque versare ai distributori quanto previsto per legge. Alcune sentenze del Tar e del Consiglio di Stato hanno però stabilito che a pagare debbano essere i clienti finali e non i fornitori. Da qui la decisione dell’Autorità di rateizzare questi "oneri" - per il momento una parte ma l’ammanco potrebbe essere di un miliardo - tra tutti coloro che la bolletta l’hanno sempre pagata. L’Autorità dell’Energia ha subito precisato che si tratta di «una casistica limitata» legata a «solo una parte degli oneri generali di sistema» e non ha fornito cifre. Lo stesso corto-circuito si era presentato a proposito del pagamento del canone Rai che è stato inserito in bolletta per evitare l’evasione: quello dei morosi non poteva essere pagato dalle società di vendita che fatturavano bollette non incassate. É stato necessario un atto normativo per correggere questa incongruenza. Che adesso si è ripetuta con gli oneri di sistema che i fornitori di energia si accollavano senza averli incassati.

Alcune società sono state costrette a chiudere: l’ultima in ordine di tempo è stata Gala, una delle più esposte. I dati evidenziano come la morosità sia più elevata nel libero mercato (con il 4,7% di contatori sigillati, percentuale che sale al 5,8% per le utenze non domestiche come negozi e uffici). Nel segmento di maggior tutela (quello con le tariffe regolate dallo Stato e che circa 20 milioni di utenti hanno ritenuto più sicuro preferendo non cambiare fornitore) sono insolventi solo il 2,8% dei clienti. La liberalizzazione insomma ha prodotto un aumento dei comportamenti scorretti. Diffuso soprattutto nel Mezzogiorno e ribattezzato "turismo dell’elettricità": si basa sul fatto che prima di poter chiudere un contatore ci vogliono molte bollette non pagate. così chi vuole fare il furbo aspetta, non paga, e al momento giusto cambia "fornitore-vittima". Per mettere fine a questo pasticcio bisognerà aspettare che diventi operativa la banca dati del Sii il sistema informativo integrato nel quale le società elettriche potranno consultare il curriculum del cliente. «Il principio resta profondamente sbagliato - commenta Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione nazionale consumatori - poco importa di chi è la colpa. Si tratta di oneri impropri che non dovrebbero gravare sulle famiglie che pagano le bollette, ma semmai sulla fiscalità generale».