Economia

Le stime. La Bce rivede al rialzo il Pil dell'Eurozona. Ma i rischi restano

Paolo M. Alfieri giovedì 30 marzo 2023

La Banca centrale europea rivede al rialzo di 0,5 punti percentuali le stime sul Pil dell'Eurozona, che nel 2023 dovrebbe calare all'1% dal 3,6% del 2022. Migliorano "considerevolmente" per la Bce anche le stime sull'inflazione, data nel nuovo bollettino economico al di sotto del 3% entro la fine del 2023, più bassa di un punto rispetto alle stime di dicembre grazie soprattutto ai prezzi in calo dell'energia. Ma per la Banca centrale i rischi per le prospettive di crescita sono orientati al ribasso, a causa della guerra e delle tensioni sui mercati che, se si protraessero, minerebbero la fiducia e inasprirebbero le condizioni creditizie.

Le proiezioni dagli esperti della Bce - formulate in ogni caso prima delle recenti tensioni sui mercati - prevedono che l'inflazione complessiva si manterrà elevata nel breve periodo, collocandosi, nella media annuale, al 5,3% nel 2023, per poi scendere al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. "Ci si attende che l'inflazione complessiva diminuisca considerevolmente nel corso del 2023", scrivono i tecnici, come conseguenza del calo dei prezzi dell'energia. Nello scenario di base delle proiezioni, l'inflazione diminuirebbe dal 10% nel quarto trimestre del 2022 al 2,8% nello stesso periodo del 2023, per poi attestarsi attorno al 3% nel 2024, per poi raggiungere l'obiettivo del 2% nel terzo trimestre.

Per quanto riguarda la crescita dell’eurozona, il Pil dovrebbe salire all'1,6% sia nel 2024 che nel 2025, sostenuto dal vigore del mercato del lavoro, dal miglioramento del clima di fiducia e dalla ripresa dei redditi reali. Rispetto alle stime di dicembre, però, il rafforzamento della crescita nei prossimi due anni risulta inferiore sulla scia della politica monetaria più restrittiva. Secondo le nuove proiezioni macroeconomiche, inoltre, migliorano anche le prospettive per i conti pubblici, ma il disavanzo e il rapporto debito pubblico/Pil si mantengono ben al di sopra dei livelli precedenti la pandemia.

​L'Ue e la Cina

Da parte sua la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato stamani che “l'evoluzione delle politiche cinesi potrebbe richiedere lo sviluppo di nuovi strumenti difensivi per alcuni settori critici". "L'Ue deve definire le sue future relazioni con la Cina e con altri Paesi in settori sensibili dell'alta tecnologia come la microelettronica, l'informatica quantistica, la robotica, l'IA, le biotecnologie e altri – ha osservato Von der Leyen nel suo intervento sulle relazioni Ue-Cina al Mercator Institute for China Studies -. Nei casi in cui non si possa escludere un doppio uso o in cui possano essere coinvolti i diritti umani, occorrerà stabilire con chiarezza se gli investimenti o le esportazioni sono nel nostro interesse di sicurezza”.

Secondo la presidente della Commissione Europea, "dobbiamo assicurarci che i capitali, le competenze e le conoscenze delle nostre aziende non vengano utilizzati per potenziare le capacità militari e di intelligence di coloro che sono anche rivali sistemici. Dobbiamo quindi verificare quali sono le lacune del nostro strumentario che consentono la fuga di tecnologie emergenti o sensibili attraverso investimenti in altri Paesi". "Per questo motivo – ha concluso - stiamo riflettendo se e come l'Europa debba sviluppare uno strumento mirato sugli investimenti in uscita. Questo strumento riguarderebbe un numero limitato di tecnologie sensibili in cui gli investimenti possono portare allo sviluppo di capacità militari che rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale".