Economia

Alimentare. L'olio guarda alla Russia con l'Ercole Olivario

Eugenio Fatigante giovedì 5 aprile 2018

Non solo la Via della seta. C'è anche una "via dell'olio" che conduce sempre più alla Russia e alla Cina. L'oro liquido italiano sonda nuove rotte per superare le difficoltà delle ultime stagioni. Nel 2017 l'export è salito, in valore, del 40,4% verso le terre cinesi e del 35,3% in Russia (dati dei primi 9 mesi): un boom che mitiga una produzione che, malgrado la sofferenza idrica, ha visto chiudere la campagna 2017/18 a 370mila tonnellate, quasi il doppio rispetto all'annata precedente, ma comunque sempre meno delle aspettative alla fioritura. La riprova di questo rinnovato interesse da Oriente è nella delegazione di quattro giornalisti/blogger russi che verrà in Italia per la nuova edizione - la XXVI - dell'Ercole Olivario, l'Oscar del settore olivicolo indetto da Unioncamere, che cresce in quanto a etichette iscritte: 237 da 17 regioni. La premiazione sarà il 7 aprile nell'aula magna dell'Università per stranieri di Perugia, con 17 giudici guidati da Angela Canale. E sono 100 gli oli finalisti selezionati per contendersi il premio: nello specifico arrivano da Abruzzo (8), Basilicata (2), Calabria (8), Campania (4), Emilia-Romagna (1), Lazio (13), Liguria (4), Lombardia (5), Marche (4), Molise (3), Puglia (9), Sardegna (9), Sicilia (8), Toscana (8), Trentino (2), Umbria (10) e Veneto (2). I vincitori saranno inoltre presenti al SOL di Verona, in programma dal 15 al 18 aprile.
C'è vitalità, insomma, nel settore, come testimoniato dagli addetti ai lavori. Tanto che si parla addirittura di un "Rinascimento" dell'olio extravergine italiano. «Anche quest'anno – ha dichiarato Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio di Perugia –, Ercole Olivario testimonia la nostra grande qualità - ben 46 le denominazioni Dop e Igp - rispetto a una Spagna che ha puntato sulla quantità. La competizione fotografa il grande rinnovamento che sta caratterizzando il comparto: crescono i giovani olivicoltori, preparati, con un percorso di studi alle spalle e sempre più desiderosi di investire in agricoltura. È il Lazio che spicca come regione capofila per numero di etichette iscritte (erano 47), davanti persino a Umbria, Puglia e Toscana che confermano comunque un'indiscussa qualità». E la Puglia non sembra aver risentito del fenomeno xylella: assieme a Calabria e Sicilia mostra gli incrementi produttivi più forti, con queste tre regioni che assieme valgono l'80% della produzione nazionale.
La competizione è riservata rigorosamente agli oli extravergine di qualità ottenuti da sole olive italiane, proprio con l'obiettivo di valorizzare un settore che conta oltre 1 milione di ettari di superficie, 825mila aziende e circa 1 milione di addetti a vario titolo nella filiera. Per questo uno dei premi, "Il Coraggio di fare nuove imprese", è riservato alle aziende finaliste avviate nell'ultimo quinquennio. L'olio rimane uno dei traini dell'agroalimentare italiano che, per Giuseppe Tripoli, segretario di Unioncamere, «sta avendo performance straordinarie soprattutto all'estero, con un export salito nel 2017 del 7%. E le Camere di commercio stanno preparando ad esportare le aziende che hanno le carte in regola, ma che ancora non lo fanno». Con l'Ice sono già in cantiere diverse iniziative sul mercato russo, a partire da una il 7 giugno a Mosca. «È sempre più difficile entrare in certi mercati e la Russia non è in questo momento molto importante come quantità, ma presenta margini interessanti di crescita», aggiunge Tripoli. Parliamo di importi per oltre 17 milioni di euro, contro i 129 della Garmania, ancora il "canale" principale in Europa. In un contesto mondiale che vede però una nuova richiesta, con un consumo stimato a 2,95 milioni di tonnellate, in crescita del 5%.