Economia

L'esperto risponde. Superbonus 110%, ecco i rischi per le imprese

Redazione Romana martedì 14 giugno 2022

Un operaio edile a lavoro

Superbonus sì o no? Sono settimane convulse per la misura voluta dal governo per rilanciare l’edilizia del Paese che prevede agevolazioni per la ristrutturazione di case unifamiliari e condomini. Il nuovo via libera alle cessioni del credito relative al Superbonus 110% non ha posto, infatti, un freno ai problemi emersi nelle scorse settimane, anzi. Il problema questa volta sembrano essere, paradossalmente, proprio nelle troppe richieste ricevute dagli istituti di credito presso cui viene effettuata la cessione del credito. «Dopo Banca Intesa e Unicredit, anche altre banche stanno dicendo stop all’acquisizione di nuovi crediti edilizi. In pratica il mercato sta andando verso il blocco – spiega Sandro Bragalone, ceo di Asscond -. Le richieste di cessione del credito sono troppe rispetto agli sbocchi attualmente concessi dal mercato, mentre risultano eccessivi i paletti arrivati con le ultime norme antifrode nate per fermare il malaffare, ma che rischiano di penalizzare anche coloro che le regole le rispettano. Purtroppo anche gli impegni di acquisizione già definiti non vengono rispettati, attivando il noto e tutto italiano "gioco dell’oca"».

Ma quali sono i rischi per le imprese? La progressiva impossibilità di accogliere nuove domande potrebbe portare, di fatto, al blocco delle pratiche da parte degli istituti di credito. Di conseguenza questo sta causando il rischio default delle imprese esposte finanziariamente che, sebbene abbiano nei loro cassetti fiscali importanti somme, non possono disporre per il blocco della cessione alle banche. Di contro i cantieri, in precedenza molto rallentati, stanno addirittura fermandosi per incapacità delle imprese di anticipare ulteriormente delle somme. E l’attuale impostazione della norma non aiuta. Le banche faticano ad autorizzare le pratiche per il Superbonus 110% così molti cittadini cedono a neo società, general contractor, il proprio credito d'imposta ma, spesso, proprio queste neo società ritardano anche di dieci mesi i pagamenti alle ditte edili che di conseguenza falliscono. Insomma la cessione del credito, che ha rappresentato l’alternativa migliore per la fruizione dell’agevolazione, sembra ora diventata una strada sempre più in salita, per Bragalone è «un’opportunità mancata. Come spesso accade in Italia le buone idee ci sono, ma dovrebbero essere supportate da una competente stesura delle leggi e relative norme di attuazione. La sensazione, nel migliore dei casi, è, invece quella che per correre ai ripari sia stato fatto un ulteriore danno: quello di una burocrazia monstre. Sono stati, infatti, ora inseriti dei paletti così restrittivi che sostanzialmente impediscono la realizzazione del percorso».

«Gabetti Lab, forse il player più avanti in questo momento – spiega il ceo di Asscond - sta riscontrando diverse difficoltà. Figuriamoci tutta quella pletora di imprese "Srls" neo costituite con 500 euro di capitale sociale cosa e come porteranno a compimento il processo. Tutto ciò ovviamente a discapito dei condòmini, amministratori, imprese che inevitabilmente subiranno i maggiori danni a volte irreparabili. A ciò si aggiunge l'innalzamento vertiginoso del costo dei materiali, anche questo un problema enorme che sta causando molte criticità tra committenti e appaltatori. Suggerirei certamente di essere seguiti da general contractor di spessore nazionale o internazionale come Enel X, Tep Snam, Prime Green Solution e approcciare ai vari bonus con estrema prudenza, correttezza e preparazione».