Economia

Istat. Laureate ma senza lavoro, il gender gap penalizza le italiane

Cinzia Arena martedì 25 ottobre 2022

Quando si dice che l’istruzione non paga. Le donne in Italia sono più istruite degli uomini: il 65,3% ha il diploma (il 60,1% tra gli uomini) e il 23,1% una laurea (il 16,8% tra gli uomini), differenze ben più marcate di quelle osservate nella media Ue27. Si tratta di uno dei dati contenuti nel rapporto sui livelli di istruzione e ritorni occupazionali relativi al 2021 pubblicato oggi dall’Istat.

Il vantaggio femminile nell'istruzione non si traduce però in un corrispettivo in ambito lavorativo. Il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (55,7% contro 75,8%), ma il divario di genere si riduce al crescere del livello di istruzione (31,7 punti per i titoli bassi, 20,3 per i medi e 7,3 punti per gli alti).

Nel nostro paese, nel 2021, il tasso di occupazione dei laureati 25-64enni è all'82,1%, 4,3 punti più basso di quello medio europeo. Il gap sale al 6,8% tra i 30-34enni (81,1%) mentre è di 17,4 punti tra gli under 35 che hanno conseguito la laurea da uno a tre anni prima (67,5%). Ampia la distanza Ue27-Italia per la quota di 30-34enni laureati: 41,6% contro 26,8%. Al Nord e al Centro la quota raggiunge il 30%, mentre nel Mezzogiorno si ferma al 20,7%. Ancora molto forte, spiega ancora l'istituto di statistica, l'influenza dell'appartenenza familiare sull'abbandono scolastico e sul raggiungimento di un titolo terziario.La popolazione (25-64 anni) residente nel Mezzogiorno è meno istruita rispetto a quella del Centro-nord: il 38,1% ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,4% ha raggiunto un titolo terziario; nel Nord e nel Centro circa il 45% è diplomato e più di uno su cinque è laureato (21,1% e 23,7% rispettivamente). Il divario territoriale riguarda uomini e donne, sebbene sia più marcato per la componente femminile. Nel Mezzogiorno, tuttavia, i vantaggi occupazionali dell'istruzione sono superiori in particolare tra le donne che raggiungono un titolo terziario.

Tra i Neet (Not in Education, Employment or Training, giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione) disoccupati in Italia, uno su due è alla ricerca di lavoro da almeno un anno (il 51,6% nel 2020 era il 44,9%). Nel 2021, con la ripresa del mercato del lavoro diminuiscono i Neet disoccupati e quelli appartenenti alle forze di lavoro potenziali: aumenta dunque tra la quota degli inattivi che non cercano un impiego e non sarebbero disponibili a lavorare (35,9%, +2,7 punti): si tratta più frequentemente di genere femminile, con responsabilità familiari di cura e assistenza a bambini o adulti non autosufficienti. L'inattività è minima tra i Neet del Mezzogiorno, tra i quali ben il 71,0% (53,3% nel Nord e 64,1% nel Centro) si dichiara interessato al lavoro (disoccupati o forze di lavoro potenziali), a indicare come in quest'area del Paese le minori opportunità lavorative pesino di più sulla condizione di Neet.