Economia

Istat. Con gli 80 euro di Renzi redditi più equi

Redazione Romana mercoledì 21 giugno 2017

L'Istat procura a Matteo Renzi un argomento in più per la prossima campagna elettorale. L'Istituto ha infatti certificato la bontà delle misure per l'equità introdotte dal governo del leader fiorentino. Cifre alla mano e sulla base del modello di microsimulazione i cui risultati sono stati resi noti oggi, risulta che «le principali politiche redistributive del periodo 2014-2016 (bonus di 80 euro, aumento della quattordicesima per i pensionati e sostegno di inclusione attiva), hanno aumentato l'equità della distribuzione dei redditi disponibili nel 2016 e ridotto il rischio di povertà».

Nel solo 2016, segnala l'Istat, «sulla base delle stime del modello di microsimulazione dell'Istat l'intervento pubblico, realizzato attraverso l'imposizione fiscale e contributiva ed i trasferimenti monetari, ha determinato una riduzione della diseguaglianza di 15,1 punti percentuali dell'indice di Gini: da un valore di 45,2 punti misurato sul reddito primario a uno di 30,1 in termini di reddito disponibile. Le pensioni e gli altri trasferimenti pubblici hanno avuto un impatto redistributivo di 10,8 punti, maggiore rispetto a quello determinato dal prelievo di contributi sociali e imposte (4,3 punti)».

In particolare, si legge ancora nel comunicato Istat, «L'intervento pubblico migliora la posizione del 56,6% degli individui con redditi familiari di mercato nulli o molto bassi, appartenenti al quinto più povero della popolazione. Le pensioni previdenziali (invalidità, vecchiaia, superstiti) costituiscono la principale misura redistributiva. L'importanza degli altri trasferimenti (pensioni assistenziali, CIG, sussidi di disoccupazione, assegni familiari, ecc.) decresce all'aumentare del reddito familiare».

Non risentono del miglioramento i giovani, la cui difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro, segnalata dagli elevati tassi di disoccupazione li esclude anche dai benefici della redistribuzione. «Il sistema di tasse e benefici, associato a bassi livelli di reddito familiare - spiega l'Istituto - determina per le fasce più giovani della popolazione un aumento del rischio di povertà: dopo i trasferimenti e il prelievo il rischio di povertà aumenta dal 19,7 al 25,3% per i giovani nella fascia dai 15 ai 24 anni di età e dal 17,9 al 20,2% per quelli dai 25 ai 34 anni».

Il Pd ha rivendicato immediatamente i risultati ottenuti: «I dati Istat certificano l'efficacia delle politiche di redistribuzione realizzate in questi anni. Il bonus di ottanta euro ai lavoratori con redditi medio-bassi, l'estensione della quattordicesima mensilità ad una più vasta platea di pensionati e i crescenti interventi di contrasto alla povertà (Sostegno all'inclusione attiva e Reddito d'inclusione sociale) hanno ridotto le disuguaglianze - dichiara il senatore del Pd Stefano Lepri, Vice Presidente del Gruppo Pd a Palazzo Madama -. Certo non basta, ma i dati statistici parlano chiaro. Merito anche delle scelte politiche di questi anni».