Economia

RIFORMA ISEE. «Ma i figli sono poco valorizzati»

Andrea Bernardini martedì 3 dicembre 2013
Enrico Letta è un abile comunicatore: dice che con il nuovo Isee intende affrontare lo scandalo dei finti poveri, una vera offesa per coloro che han davvero bisogno dei servizi del welfare. Messa in questi termini, chi potrebbe dargli torto? Poi leggi il testo del nuovo Isee e ti accorgi che suona come una mazzata anche per le famiglie oneste, che tutto hanno sempre dichiarato», commenta Roberto Bolzonaro, vicepresidente nazionale del Forum delle associazioni familiari e già presidente dell’Associazione delle famiglie (Afi).È un fiume in piena Bolzonaro: «Appare evidente come con il nuovo strumento quasi tutti si scopriranno "più ricchi", grazie, ad esempio, alla rivalutazione degli immobili ai fini Imu (e non più Ici) e alla contestuale riduzione della franchigia della componente mobiliare». Con quale risultato? «Se due genitori vivono con il loro unico figlio in una casa modesta di periferia del valore Imu di 30/40mila euro, si ritroveranno un valore Isee superiore tra il 20 e il 30%. Ebbene, se il loro figlio frequenta il nido, la famiglia spenderà fino a mille euro in più all’anno».Il nuovo Isee, almeno nella prima versione discussa nelle commissioni Finanza e Sociale, era stata presentata come favorevole per le famiglie numerose. Non raccontatelo però agli esponenti dell’associazione che li rappresenta: «I ritocchi alla scala di equivalenza – commenta Alessandro Soprana direttore dell’osservatorio politico di Anfn – sono quisquiglie. Quella rappresentata nel nuovo Isee è lontana anni luce dalla scala proposta dal Forum con il "Fattore famiglia" ma anche dalla scala di povertà elaborata dall’Istat, secondo cui il primo figlio ha un costo pari mediamente a 0,5 volte il costo di un adulto, 0,62 il secondo, 0,78 il terzo e così via. Insomma, lo Stato continua a non tener conto dell’effettivo peso che si assume una famiglia mettendo al mondo un figlio. Una scelta di coppia, certo, ma orientata verso il bene comune: perché senza nuovi figli la società è condannata all’inverno demografico». «Il nuovo Isee è la cartina di tornasole di una Repubblica che non investe in politiche familiari – gli fa eco Alfredo Caltabiano, coordinatore della commissione fisco del Forum delle associazioni familiari e consigliere nazionale delle Famiglie numerose –. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e certificati dai rapporti annuali Istat: e cioè che la percentuale delle famiglie che arrivano sulla soglia di povertà cresce in modo esponenziale alla crescita del numero dei figli». Il dubbio: «Non abbiamo mai visto circolare simulazioni, se non per casi particolarissimi. Più volte parlamentari a noi vicini le hanno chieste, senza esito. Il Governo continua a presentarci il nuovo Isee come uno strumento di equità. A noi sembra però che sia uno strumento per disimpegnarsi dal welfare», commenta amaramente Caltabiano. Tira le conclusioni il presidente del Forum delle associazioni familiari Francesco Belletti: «Rinnoviamo la richiesta di un periodo sperimentale del nuovo Isee e di una conseguente verifica finale a cui partecipino pure i rappresentanti delle famiglie. Anche perché così, dialogando con le associazioni, forse si eviteranno i gravi errori recentemente commessi su Imu ed esodati». «Perché poi a pagare – conclude Belletti – sono sempre e solo i cittadini e le famiglie».