Economia

INTERVISTA AD AVVENIRE. Moavero: «Fondi alle imprese, siamo già al lavoro»

Nicola Pini mercoledì 20 marzo 2013
Siamo pronti a iniziare a pagare i debiti della Pa verso le imprese. E anche ad avviare nuovi investimenti produttivi. Il ministro degli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi non sembra affatto l’esponente di un governo al capolinea. Dopo la disponibilità di Bruxelles a riconsiderare le maglie dei rigore sui conti assicura che l’esecutivo è pronto subito a fare la sua parte. Pensiamo che già questo governo, con l’accordo del Parlamento,  possa procedere in tempi rapidi per cogliere la doppia opportunità concordata in sede europee. Dopo il Consiglio europeo della scorsa settimana e l’intervento della Commissione Ue è possibile intervenire tanto sul pagamento dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione tanto sull’avvio di nuovi investimenti produttivi a sostegno della crescita e dell’occupazione. In queste ore siamo impegnati per partire appena possibile con azioni concrete in entrambi i campi». Il ministro non entra nello specifico degli strumenti e delle risorse che potranno essere mobilitate. Ma conferma che questo governo ha la volontà di intervenire già nelle «prossimissime settimane». «Con il ministero dell’Economia stiamo facendo le valutazioni necessarie e subito porteremo in Parlamento i provvedimenti del caso». Ovviamente, la natura e la tempistica degli interventi dipenderà anche da quando maturerà il varo del prossimo esecutivo Secondo Moavero, l’ultimo vertice Ue sancisce un cambio di clima che ha cominciato a maturare già nella seconda parte del 2012. «L’approccio è cambiato. Europa non significa cieco rigorismo e austerità totale. Ora c’è più attenzione alla crescita economica e alla sofferenza sociale, oltre che alla disciplina dei bilanci. È una svolta alla quale il governo ha contribuito con la sua azione già a partire dalla primavera del 2012. E oggi l’Italia grazie agli sforzi sostenuti da tutti i cittadini può cominciare a raccogliere i frutti del suo percorso virtuoso di risanamento e approfittare della maggiore flessibilità sui conti pubblici recepita da Bruxelles».In che modo signor ministro?«Le conclusioni dell’ultimo Consiglio Ue del 14 marzo hanno ribadito in termini più compiuti quali sono i criteri per poter effettuare nuove spese per contrastare la recessione e incrementare la crescita senza violare il Patto di stabilità. Nuovi investimenti produttivi sono consentiti ai Paesi che hanno il deficit sotto il 3% e tendono verso il pareggio di bilancio, purché il deficit nominale non superi il 3% del Pil. L’Italia è tra i Paesi che possono fruire di questi margini. Questo è il riconoscimento di un percorso virtuoso compiuto grazie all’impegno dell’intero Paese. Questo spazio di azione ce lo siamo conquistato sul campo».Quali prospettive concrete si aprono?Si potranno immettere nuove risorse pubbliche a sostegno dell’economia purché si tratti di investimenti oggettivamente produttivi, cioè tali da garantire crescita e non solo spesa corrente, secondo il giudizio della stessa Commissione Ue. Si tratta di un’opportunità ben diversa da quella di un semplice rinvio dei tempi prescritti per ridurre il deficit. In questo caso infatti i mercati possono valutare che accelerando il superamento della crisi con nuovi investimenti si garantisce una possibilità in più per raggiungere il pareggio di bilancio. Nello specifico stiamo pensando, per esempio, alla quota di cofinanziamento nazionale ai Fondi strutturali europei, cioè a progetti già definiti a livello Ue destinati a incrementare la competitività e la creazione di posti di lavoro».Poi c’è il tema più sentito dalle imprese, i crediti verso la Pa. Investimenti e rimborso dei debiti andranno di pari passo?In una certa misura sì. Gli investimenti grazie al riconoscimento dei maggiori margini di manovra sul deficit strutturale, il rimborso dei crediti grazie ai margini sul debito pubblico. Nel calcolare l’impatto del pagamento dei debiti commerciali sull’indebitamento complessivo di uno Stato Bruxelles potrà valutare le "circostanze attenuanti" della necessità di sostenere la crescita. Anche questo conferma la svolta verso un’applicazione razionale delle regole di disciplina fiscale per le quali ci siamo battuti in Europa».Quanto si potrà restituire alle imprese dei 70 miliardi di arretrato e quando?Stiamo lavorando in queste ore e per serietà non voglio dare cifre e scadenze prima che il governo abbia fatto tutte le valutazioni. Ma interverremo molto presto».