Economia

Inps. Dal 2008 venduti oltre 400 milioni di voucher

mercoledì 26 aprile 2017

Da agosto 2008, inizio della sperimentazione sull'utilizzo dei voucher per vendemmie di breve durata, al 31 dicembre 2016 risultano venduti 400,3 milioni di buoni lavoro di importo nominale pari a dieci euro a 1.765.810 persone. La progressiva estensione degli ambiti oggettivi e soggettivi di utilizzo del lavoro accessorio è andata di pari passo con l'aumento della vendita dei voucher, che ha registrato un tasso di crescita del 58% dall'anno 2014 all'anno 2015, e del 24% dal 2015 al 2016. È quanto comunica l'Inps, che precisa come, «in occasione di questo aggiornamento, sono stati effettuati una serie di interventi di normalizzazione dei dati relativi alle vendite: è stato eliminato l'effetto distorsivo recato dalle transazioni che, dopo l'emissione del voucher, non risultano andate a buon fine, e pertanto la banca dati riporta esclusivamente l'importo dei voucher per i quali risulta perfezionata l'operazione di vendita».

Attualmente, comunica l'ente di previdenza, l'acquisto dei voucher presso i tabaccai è di gran lunga prevalente, con l'80% del totale venduto nel 2016. La tipologia di attività per la quale è stato complessivamente acquistato il maggior numero di voucher è il Commercio (17,4%). La consistenza della voce 'altre attività' (34,5%; include 'altri settori produttivi', 'attività specifiche d'impresa', 'maneggi e scuderie', 'consegna porta a porta', altre attività residuali o non codificate) è il riflesso della storia del lavoro
accessorio, all'origine destinato ad ambiti oggettivi di impiego circoscritti (quindi codificabili), negli anni progressivamente ampliati, fino alla riforma contenuta nella legge n. 92 del 2012 che permette di fatto l'utilizzo di lavoro accessorio per qualsiasi tipologia di attività.

Riguardo le aree geografiche, il ricorso ai voucher è concentrato nel Nord del Paese. Guida la graduatoria il Nord-est con 146,3 milioni di voucher venduti incide per il 36,5%, mentre il Nord-ovest con 118,7 milioni di voucher venduti incide per il 29,7%. La regione nella quale si è avuto il maggiore ricorso ai voucher è la Lombardia, con 70,7 milioni di buoni lavoro venduti. Seguono il Veneto e l'Emilia Romagna.

Secondo quanto calcolato dall'Inps, il numero di lavoratori è cresciuto significativamente negli anni, mentre il numero medio di voucher riscossi dal singolo lavoratore è rimasto sostanzialmente invariato: circa 60-70 voucher l'anno. Poiché l'importo netto che il lavoratore riscuote per ogni voucher è di 7,50 euro, si ricava (come ordine di grandezza) che il compenso annuale medio netto oscilla attorno a 500 euro. Non ci sono differenze significative tra i sessi in termini di compenso.

L'età media è andata decrescendo fino al 2014, anno dal quale è stabile; il differenziale di età tra i sessi è sempre diminuito. La percentuale di femmine è progressivamente aumentata, ed è attualmente di poco superiore al 52%. La quota di lavoratori di cittadinanza extracomunitaria è aumentata costantemente e nel 2016 è di poco superiore al 9%. Non ci sono differenze significative nel numero medio di voucher riscossi rispetto alla cittadinanza.

Per ogni soggetto può essere calcolato il primo anno di lavoro accessorio, al fine di quantificare il numero di 'nuovi' lavoratori che accedono al sistema dei voucher: la quota di 'nuovi' lavoratori, maggioritaria, è andata progressivamente riducendosi negli anni. Su 1.765.810 lavoratori che hanno svolto attività nel 2016 il numero di 'nuovi lavoratori è stato pari a 892.311, vale a dire il 51% (tale quota era del 71% cinque anni prima). Sempre per i 1.765.810 lavoratori che hanno svolto attività nel 2016 risulta che oltre la metà (53,7%) ha riscosso nell'anno un numero di voucher minore o uguale di 40,e circa un lavoratore su dieci (10,9%) ha riscosso nell'anno più di 200 voucher.

Mentre i lavoratori parasubordinati che versano i loro contributi alla gestione separata dell'Inps nel 2015 erano 1.434.856 con un calo di 311.000 unità (-17,8%) rispetto al 2011, l'anno che ha preceduto la riforma Fornero sul lavoro. Il dato definitivo diffuso oggi dall'Inps ha risentito anche degli sgravi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato fissati per il 2015. Si è registrato un crollo soprattutto per i collaboratori (-24,1% tra il 2011 e il 2015) passati in quattro anni da 1.464.740 a 1.111.684 (-100mila unità tra il 2014 e il 2015). I professionisti sono invece aumentati passando dai 281.259 del 2011 ai 323.172 del 2015 (+10mila nell'ultimo anno). Quasi un milione di collaboratori (l'89,4% del totale) ha un solo committente e un reddito medio annuo di 19.316 euro nel 2015. Per chi ha tre o più committenti (23.451 persone, appena il 2,1% del totale) il reddito medio supera i 41mila euro medi nell'anno, mentre chi ha due committenti (93.742 persone) il reddito medio è di 27.531 euro.


Intanto, nel primo trimestre 2017 l'Inps ha liquidato complessivamente 121.095 pensioni ai lavoratori dipendenti per un importo medio di 1.042 euro. Nel 2016, invece sono state 469.674 le pensioni liquidate con un importo medio di 979 euro. È la fotografia scattata dall'Inps sia nel periodo tra gennaio e marzo che
per il 2016 nel suo complesso. Tornando al primo trimestre dell'anno sono state circa 34.564 le pensioni di vecchiaia con importo medi di 711 euro; 31.506 quelle di anzianità che hanno registrato un importo medio di 2mila euro. Sempre nel primo trimestre 2017 sono ammontate a 8.200 le pensioni di invalidità con assegni medi pari a 758 euro e 46.825 quelle ai superstiti con importi medi di 669 euro.

Nel 2017, precisa l'Inps, i requisiti di età per la vecchiaia che quelli di anzianità per la pensione anticipata, sono rimasti immutati rispetto al 2016. Ma nel corso del 2017 si conclude il pensionamento previsto con il requisito ridotto di 64 anni e sette mesi. È per questo, annota ancora l'Inps che si registra un numero di liquidazioni di pensioni di anzianità/anticipate più elevate nei primi tre mesi 2017 rispetto al primo trimestre 2016. Quanto ai lavoratori autonomi invece, le pensioni liquidate nel primo trimestre dell'anno sono state
pari a 41.943 per un importo medio di 760 euro con un sostanziale incremento rispetto al primo trimestre 2016. E questo sia per le pensioni di vecchiaia, pari a 13.530 , con importi medi di 530 euro, che per le anticipate ammontate a 9.582 con importi medi di 1.500 euro, sempre nel periodo gennaio-marzo.

Sotto il profilo dell'assegno, infine, sono i lavoratori dipendenti a registrare le pensioni più alte. Mediamente infatti, il Flpd ha registrato nel primo trimestre un importo medio di 1.307 contro i 639 euro dei coltivatori diretti, i 957 euro medi degli artigiani, i 937 euro dei commercianti e i 223 euro dei parasubordinati.