Economia

Indagine. Bene la sicurezza sul lavoro, meno la certezza del posto

Redazione Romana lunedì 2 novembre 2020

Molti temono di perdere il proprio lavoro

Infojobs, in qualità di osservatorio privilegiato sul mondo del lavoro con 5,6 milioni di utenti registrati, oltre 5mila aziende attive nel 2019 e oltre 1.000 nuove offerte ogni giorno, ha interpellato un campione di 1.442 persone - ambosessi, dai 18 anni in su, in tutta Italia - per chiedere la loro opinione sul concetto di sicurezza, un tema quanto mai attuale in questo 2020. Innanzitutto, cosa vuol dire sicurezza sul lavoro e del lavoro? Covid-19 ha cambiato la percezione di sicurezza? E cosa succede alla sicurezza in sé stessi come professionisti?

Il primo risultato dell’indagine è che per la quasi totalità del campione (83,8%) la sicurezza è da intendersi nel senso più classico del termine, ovvero come il rispetto delle norme di legge per garantire la salute e la sicurezza sul posto di lavoro. Solo il 16,2% pensa in primis alla sicurezza del lavoro, ovvero contrattuale. Per il 75,2% le norme sono rispettate (per il 27,2% addirittura si va oltre gli obblighi di legge, segno di una grande attenzione delle aziende alle politiche di sicurezza). Rimane tuttavia un 13,7% che dichiara che gli obblighi di legge non sempre vengono rispettati e un 4,2% per cui gli obblighi vengono disattesi in maniera sistematica. Per quanto riguarda invece la sicurezza post Covid, per il 68,2% degli intervistati le nuove regole vengono rispettate (mascherine, turni, etc.), mentre per il 4,3% del campione il problema non si pone perché è ancora in vigore il full smart working. Rimane però un 15,6% che non si sente sicuro, perché i colleghi non rispettano le norme e addirittura un 12,1% che afferma siano l’azienda o i responsabili i primi a non rispettarle.

Secondo l’indagine, diversa è la situazione rispetto alla sicurezza del proprio lavoro dal punto di vista contrattuale: oltre il 50% dei lavoratori non si sente sicuro di poter mantenere il proprio lavoro in questo momento di emergenza. Se il 27,3% degli intervistati si sente molto sicuro e ritiene la propria azienda solida e il 16,2% crede che, anche se precario, il contratto sarà rinnovato nonostante gli effetti del Covid-19, abbiamo però un 33,5% precario che teme un mancato rinnovo e addirittura un 23% che, pur avendo un posto fisso, ha paura di perderlo a causa della crisi o di eventuali riorganizzazioni aziendali.

Ma cosa è successo al modo di svolgere il proprio lavoro post Covid? Se per il 48,3% non è cambiato nulla, a parte l’adozione dei dpi, più della metà degli italiani hanno visto il proprio lavoro cambiare, con diverse sfaccettature. Per 19% le nuove normative hanno cambiato modalità e processi; il 23% ha proprio cambiato tipologia di lavoro perché la mansione precedente non può più essere svolta; il 9,6% invece ha dovuto adattarsi a una scelta aziendale di revisione dell’organigramma.

La pandemia e la mutata situazione lavorativa non sembrano però avere inciso sulla sicurezza in sé stessi come professionisti: il 79,5% si sente lo stesso professionista di sempre, attrattivo anche in un mercato diverso, mentre i restanti hanno paura di non riuscire ad adattarsi al nuovo contesto (6%), o che le proprie competenze non siano più adeguate (6,7%), alcuni temono che la lontananza dall’ambiente e dai colleghi rendano meno utile il proprio lavoro (3%) o ancora altri temono di sentirsi meno ingaggiati e motivati da remoto (4,9%)

Nonostante le paure per la propria salute, il 24,7% riesce a mantenersi produttivo e concentrato al lavoro, il 18,6% è fiducioso nella propria azienda e addirittura il 20,3% ripone fiducia nella ripresa in generale.