Economia

Inapp. Sacchi: welfare solido, con riforme due milioni di lavoratori protetti in più

Redazione Romana giovedì 11 luglio 2019

Stefano Sacchi, presidente dell'Inapp, Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche

Nonostante una crisi durissima, il welfare italiano «è oggi più solido che in passato per quanto riguarda il sostegno al reddito. Grazie a un ciclo di riforme, in particolare la legge sul lavoro Fornero del 2012 e il Jobs
Act del 2015, si è ampliata la platea di chi usufruisce di sussidi di disoccupazione: dalle vecchie indennità si è passati all'Aspi e quindi alla Naspi e le reti di protezione sono aumentate. A fronte di un'occupazione tornata a livelli pre-crisi, oggi i lavoratori "protetti" in caso di disoccupazione sono due milioni in più per un totale di 13 milioni». È questa la fotografia che emerge da un focus organizzato dall'Inapp, l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche, in occasione del Festival "Luci sul lavoro" di Montepulciano.

In particolare prima del 2012, ovvero prima della legge Fornero e del Jobs Act, i lavoratori con contratto a tempo indeterminato che avevano accesso ai sussidi di disoccupazione erano il 90%, oggi sono saliti al 99%. Ancora più marcata la crescita per i contratti a tempo determinato passati dal 62% all'88% con una differenza +26%. Un forte incremento si è poi registrato per gli apprendisti, che sono passati da appena il 21% al 92% di oggi, proprio grazie alle riforme del lavoro e del welfare, che li hanno anche inclusi nella cassa integrazione a cui prima non avevano diritto. Proprio sulle integrazioni salariali in caso di riduzione dell'orario di lavoro o sospensione del rapporto si è avuta un'altra estensione delle tutele: se prima della crisi erano coperti solo 5 milioni di lavoratori, inseriti nel sistema Cigo e Cigs, oggi sono oltre 11 milioni i lavoratori protetti, l'88% dei dipendenti privati. Restano esclusi 1,5 milioni di dipendenti con datori di lavoro
molto piccoli (meno di cinque addetti).

«Più di recente, il Decreto dignità ha corretto alcuni eccessi della liberalizzazione dei contratti a termine - ha
spiegato il presidente dell'Inapp Stefano Sacchi - senza però stravolgere l'impianto della riforma Fornero e del Jobs Act, per quanto riguarda la liberalizzazione del contratto a tempo indeterminato. Al tempo stesso, è stato rafforzato l'investimento fatto nella costruzione di una rete di protezione avviata con il reddito di inclusione, con l'introduzione del reddito di cittadinanza. Il lungo ciclo di riforme del lavoro e del welfare dell'ultimo decennio consegna all'Italia un mercato del lavoro più flessibile, con luci ed ombre, ma nel quale i lavoratori sono certamente più protetti che in passato».