Economia

Isfol. In Italia 63mila corsi e quasi un milione di allievi

lunedì 28 aprile 2014
Sono 63mila i corsi di formazione professionale realizzati annualmente in Italia, di cui 40mila corsi finanziati con fondi pubblici dalle Regioni e 23mila con fondi privati dalle imprese o dai fondi interprofessionali. Con un numero pari a quasi un milione di allievi, di cui 670 mila formati attraverso i corsi finanziati con fondi pubblici e il resto con fondi privati. È quanto emerge dall'indagine campionaria Isfol-Ofp (Offerta di formazione professionale), secondo cui "nonostante i pesanti effetti prodotti dalla crisi economica, il sistema della formazione professionale mostra una discreta capacità di reazione mantenendo adeguati livelli di qualità dei servizi formativi". Secondo l'indagine, la quasi totalità degli organismi formativi (98%) ha reagito alla crisi in modo dinamico, adottando una o più misure ed elaborando strategie diversificate: il 50,8% degli organismi ha affermato come l'azione più rilevante per contrastare la crisi sia stata quella di ampliare e differenziare la propria offerta formativa; per il 27,1%, l'intervento più significativo è stato quello di ampliare le proprie reti di relazioni territoriali ed extraterritoriali per la ricerca di nuovi mercati o di introdurre innovazioni tecnologico-organizzative.E ancora il 10,4% ha cercato o avuto accesso a fonti di finanziamento specifico anti-crisi; il 8,6% ha provveduto ad aggiornare e riqualificare il proprio personale. Ben il 25% degli organismi formativi ha dichiarato di aver accompagnato tale scelta introducendo comunque qualche tipo di innovazione. Dal 2009 il 41,1% ha introdotto innovazioni di prodotto o di servizio; il 24,7% ha introdotto innovazioni organizzative; il 22,1% ha introdotto innovazioni di processo; il 12,1% ha introdotto innovazioni di marketing.Per quanto riguarda le procedure adottate in maniera sistematica per la realizzazione di analisi dei fabbisogni, la maggiore parte delle strutture formative (61,4%) ha dichiarato di effettuare rilevazioni dei fabbisogni professionali delle aziende del territorio. Tale approccio è particolarmente diffuso tra le strutture dislocate nel Centro e nel Sud Italia (65,7% delle strutture del Centro e 61,7% di quelle del Sud).In aggiunta o in alternativa ad una relazione più diretta con il tessuto imprenditoriale, il 51,5% dei rispondenti ha dichiarato di utilizzare soprattutto indagini svolte dagli attori istituzionali. Solo il 20,9% delle strutture non ha adottato modalità sistematiche di rilevazione ed analisi dei fabbisogni, valore che sale al 29,6% tra le strutture delle regioni del Nord Est.