Economia

Unione europea. In arrivo le nuove regole per la finanza sostenibile

Andrea Di Turi venerdì 22 marzo 2019

Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea (Ansa)

Ha preso a prestito parole di Victor Hugo, ieri, il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, affermando che non si può resistere a un’idea il cui momento è giunto. L’idea è quella della finanza sostenibile e il contesto era la seconda conferenza organizzata dalla Commissione di Bruxelles per discutere di come mettere la sostenibilità al cuore del sistema finanziario. In Europa e nel mondo. Con il Piano d’azione sulla finanza sostenibile varato un anno fa, l’Ue si è posta all’avanguardia in quest’ambito e l’attuazione del piano è guardata con estremo interesse da ogni angolo del globo. Un’attuazione che sta procedendo a tappe forzate e di cui ieri Dombrovskis ha indicato le prossime scadenze, a giugno, quando il gruppo di esperti tecnici di alto livello costituito dalla Commissione pubblicherà i nuovi rapporti a cominciare da quello sulla tassonomia, cioè la classificazione delle attività economiche in 'sostenibili' o meno nella prospettiva della lotta ai cambiamenti climatici e della riduzione delle emissioni di Co2, in linea con l’Accordo di Parigi. Sul punto, che è centrale per l’intero piano d’azione, c’è appena stato un voto favorevole ma contrastato delle Commissioni Affari economici e Ambiente del Parlamento europeo. Il 26 marzo è atteso il voto definitivo in plenaria. Ma sono state espresse perplessità e preoccupazioni da più parti, in Italia ad esempio lo ha fatto Banca Etica, perché fra le attività investibili in modo sostenibile rientrerebbero anche quelle estrattive (petrolio, carbone), purché si impegnino a migliorare l’efficienza delle centrali; e sull’altare dell’urgenza ambientale e climatica verrebbero, come dire, sacrificate dimensioni sociali fondamentali come il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, il che renderebbe 'zoppa' dal punto di vista dell’impatto sociale la finanza sostenibile definita dalla tassonomia. Cosa che ieri è stata ricordata da più di un relatore.

L’enorme lavoro messo in pista dall’Ue ha contribuito notevolmente a far sì che oggi la finanza sostenibile sia finalmente riconosciuta come una potente forza trasformatrice della società e del modello di sviluppo nel senso della sostenibilità, come ha ricordato lo stesso Dombrovskis. Solo che l’Europa da sola non può tutto e per affrontare sfide epocali come quella del climate change, tra l’altro sollecitati dalla pressione di movimenti internazionali come quello giovanile dello 'sciopero per clima' - anch’esso più volte citato ieri -, occorre sviluppare un approccio globale. Che è poi il grande messaggio che la conferenza di Bruxelles lanciava già dal titolo. Come si fa? La partita è complessa perché le differenze di norme, regolamenti e standard a livello globale sono notevoli. E allora due sono le principali strade da battere. La prima è quella di mettere in luce e condividere, per suscitare un effetto emulazione, le migliori pratiche già esistenti. In Finlandia, ad esempio, è stato introdotto un vaglio di sostenibilità al bilancio statale ('sustainable budgeting'). In Marocco il diritto a un ambiente sano è entrato nella Costituzione. In Olanda la Banca centrale è appena diventata la prima banca centrale al mondo a sottoscrivere i Principi Onu per l’Investimento responsabile. La Francia ha annunciato proprio ieri la seconda edizione del Premio internazionale per la reportistica climatica. L’altra strada è quello di lavorare in rete, proprio per assicurare la massima convergenza sugli obiettivi prioritari fra le azioni promosse nelle varie parti del mondo. Al riguardo un’iniziativa particolarmente significativa verrà annunciata a metà aprile: si tratta della Coalizione dei ministri delle Finanze per l’azione sul clima. Paesi guida sono il Cile e la Finlandia.