Economia

L'intervista. «In 20 anni create milioni di occasioni»

Maurizio Carucci mercoledì 28 giugno 2017

Sergio Picarelli, regional head di Italia, Eastern Europe, Mena e India di Adecco

«La legge sulla somministrazione ha di fatto creato dal nulla un settore 20 anni fa. Ha introdotto, regolandola, una buona flessibilità, che ha aiutato nel tempo a sconfiggere forme di lavoro irregolari». Sergio Picarelli, regional head di Italia, Eastern Europe, Mena e India di Adecco, la multinazionale presente in Italia da alcuni anni, fotografa in questo modo una tipologia contrattuale innovativa per il nostro Paese.

Ma com’è cambiato il lavoro con la somministrazione?
Oggi milioni di persone in Italia hanno accesso a opportunità di lavoro che aumentano le competenze non solo tecniche, ma anche personali e relazionali. Tutto questo si traduce in un aumento dell’occupabilità delle persone, ed è un grande valore oltre che per i lavoratori, per le imprese stesse, che devono rispondere alla competizione con la flessibilità. Grazie alla somministrazione, le aziende possono avere con flessibilità lavoratori con le migliori competenze disponibili sul mercato.

Quale sarà il compito delle Agenzie per il lavoro in futuro?

In questi venti anni, la nostra funzione è cambiata molto, e oggi le Agenzie per il lavoro assumono un ruolo fondamentale nella gestione della flessibilità e per la crescita del Paese. Mercati sempre più imprevedibili, incertezze geopolitiche, spinte regolamentari internazionali, nuove tecnologie; sono alcune delle variabili di sistema con le quali il mercato del lavoro deve fare i conti tutti i giorni. Il nostro compito sarà sempre più quello di accompagnare non solo i lavoratori e le imprese in questi rapidi cambiamenti, ma anche i più giovani. Da tempo siamo impegnati in progetti di alternanza scuola lavoro e per primi in Italia abbiamo lanciato un portale dedicato alle scuole.

Quali difficoltà ha incontrato Adecco in Italia rispetto agli altri
Stati europei?
Quando abbiamo avviato le attività in Italia ci siamo trovati di fronte un Paese che non aveva mai sentito parlare di flessibilità buona. Abbiamo affrontato la situazione spiegando ed educando il mondo dei lavoratori e delle imprese alla flessibilità. E lo abbiamo fatto anche attraverso la creazione di una rete di 400 agenzie sul territorio. Qualcuno ci accusava di creare precarietà, ma oggi possiamo dire che i fatti hanno dimostrato come la flessibilità sia un vantaggio competitivo per il sistema Paese.

Quali sono i progetti su cui punterete?

La prossima sfida è quella della digitalizzazione, intesa come opportunità di rendere più fluida la possibilità di trovare occupazioni attraverso il miglioramento dei processi e sfruttando più efficacemente i big data. Adecco ha raccolto la sfida e ha rilanciato in Svizzera la società Adia, che unisce uno degli storici brand del mercato con il nuovo sistema di gestione della flessibilità attraverso una App.

Come migliorare l’occupabilità delle persone?

Il nostro impegno è aiutare giovani e meno a formarsi e crescere professionalmente. Lo facciamo attraverso le nostre filiali, attraverso i clienti che si affidano ai nostri servizi, ma anche con incontri che ci aiutano a capire dove stiamo andando e qual è il modello di sistema che vogliamo realizzare. Stiamo poi contribuendo ad avvicinare i giovani degli istituti professionali al mondo del lavoro attraverso progetti come TecnicaMente, UniversaMente e DigitalMente. E mettiamo a disposizione formazione, orientamento e assistenza.