Economia

La riforma. Impiegati pubblici, giro di vite sugli assenteisti

Giovanni Grasso mercoledì 21 gennaio 2015
Pugno di ferro del governo contro l’assenteismo nel pubblico impiego ovvero 3,2 milioni di lavoratori. Sfruttando anche l’onda mediatica delle polemiche seguite al controverso caso della presunta 'diserzione' dei vigili di Roma durante la notte di Capodanno, il senatore del Pd Giorgio Pagliari, relatore della legge delega sulla pubblica amministrazione, ha presentato alcuni emendamenti che trovano il pieno appoggio del ministro Marianna Madia e del governo. Si tratta di nuove norme «in materia di responsabilità dei pubblici dipendenti, finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi» il provvedimento disciplinare. Spiega Pagliari: «Abbiamo responsabilizzato in modo stringente il responsabile del procedimento affinché lo concluda» in modo da rendere «effettivo e certo nei suoi tempi il regime di sanzioni disciplinari e la loro attuazione». Sarà l’Inps ad accentrare e svolgere il servizio delle cosiddette visite fiscali, ossia le visite mediche a domicilio per stabilire se un assente per malattia è ammalato sul serio o se invece ci marcia. L’emendamento parla di «riorganizzazione delle funzioni in materia di accertamento medico-legale sulle assenze dal servizio per malattia dei dipendenti pubblici, al fine di garantire l’effettività del controllo». La frusta del governo Renzi si abbatte anche sulle carriere dei dirigenti, per i quali è previsto lo stop agli avanzamenti automatici per anzianità. L’intera carriera dipenderà dalla valutazioni dei superiori, che saranno notevolmente semplificate e legate al raggiungimento degli obiettivi. Il ministro Madia ha spiegato che le nuove norme «rafforzano quelle che già ci sono», garantendo «un concreto e rapido esercizio» dei procedimenti disciplinari. Madia ha anche ricordato che non è vero che i dipendenti pubblici infedeli o lavativi siano 'intoccabili': «Su 6.000 procedimenti disciplinari – ha riferito – circa un quarto si è chiuso con una sanzione grave, dalla sospensione al licenziamento». Il ministro ha di nuovo ribadito che il Jobs act non si applicherà nel pubblico impiego, poiché nei ministeri e negli altri enti «c’è un rischio di spoil system di tipo politico che in un’azienda non c’è e quindi bisogna prevedere il reintegro». Per quanto riguarda i tempi dell’approvazione, il governo intende fare presto. Il 29 gennaio si chiude la finestra per presentare gli emendamenti e teoricamente – tenendo conto che in quei giorni si svolgeranno le votazioni per eleggere il nuovo capo dello Stato – dal giorno dopo potrebbero cominciare le votazioni. La presentazione dei sub-emedamenti è stata fissata il 29 gennaio prossimo e, quindi, dal 30 potrebbero iniziare le votazioni. I decreti attuativi saranno recepiti in un Testo unico sul pubblico impiego «su cui stiamo già lavorando», ha detto Madia: «L’indicazione di Renzi è che i decreti siano pronti in contemporanea con l’approvazione della legge delega».