Economia

TECNOLOGIE. Il volto serissimo dei social network

Andrea Di Turi venerdì 18 novembre 2011
È soprattutto l’aspetto ludico, legato all’uso che ne fanno giovani e giovanissimi, ad aver caratterizzato fino a qualche tempo fa i siti di social network: da Myspace, messo all’angolo dall’ascesa prepotente di Facebook, a Youtube, da Twitter a Flickr (album fotografico), a Slideshare (per condividere le presentazioni) e molti altri ancora. Oggi, però, le aziende si sono accorte di quanto sia importante presidiare questi luoghi virtuali, visto che gli utenti italiani vi trascorrono un terzo del tempo che passano su Internet. Così si moltiplicano le pagine Facebook aziendali o i canali che le imprese aprono su Youtube, per farsi conoscere da potenziali consumatori o futuri collaboratori. E Twitter, il sito di micro-blogging, è diventato quasi un servizio di ufficio stampa per buona parte dei suoi oltre 100 milioni di utenti attivi, a cominciare da stelle dello spettacolo, dello sport, gli stessi uomini politici. Col risultato che crescono le offerte di lavoro per specialisti dei social media, che sappiano interagire col pubblico in tempo reale e in linea con la vision aziendale. I social network generalisti iniziano dunque a mostrare sempre di più il loro lato serio, anche ispirandosi e forse rubando un po’ di spazio a quelli nati specificamente per il mondo del lavoro, delle imprese e dei professionisti, cioè i business social network. I cui nomi più conosciuti sono Xing (11 milioni di iscritti, quotato in Borsa a Francoforte), Viadeo (40 milioni di iscritti) e soprattutto Linkedin, il più grande (135 milioni di iscritti nel mondo, 2 in Italia), la cui quotazione a Wall Street nel maggio scorso ha costituito un vero e proprio evento. Secondo un recente studio di una società svedese, infatti, nella ricerca di personale si preferisce andare su Facebook piuttosto che su Linkedin quando si tratta di individuare profili di chi è al debutto sul mercato del lavoro. Al contrario di quelli generalisti, i business social network si sono sempre rivolti a un’utenza professionale, offrendo opportunità di relazioni e scambio di informazioni orientate appunto al lavoro e agli affari. Tuttavia, spronati probabilmente a farlo dalla crescita prepotente tanto di Facebook (coi suoi 800 milioni di utenti) quanto di Twitter, hanno preso in qualche modo a convergere verso i social media generalisti o almeno a cercare con loro un’integrazione. Non stupisce, allora, che sul blog di Viadeo si possano trovare consigli per «fare business su Facebook», su «come scrivere efficaci tweet» (sono i "cinguettii" da 140 battute su Twitter) o «come usare Tumblr per il tuo business» (è un’altra piattaforma di micro-blogging). E non sorprende neppure che su Linkedin sia possibile mostrare in tempo reale i lanci dei propri tweet, i post pubblicati sul blog personale oppure le presentazioni caricate su Slideshare, insieme alle letture preferite o alle informazioni sui propri viaggi. Fra i sondaggi che effettua periodicamente fra gli iscritti, inoltre, Linkedin ha preso a farne dal taglio non esclusivamente professionale, come quello recente sui maggiori fastidi in ufficio (sporcizia, pettegolezzi, riunioni in ritardo). Fatalmente attratto dal lato social della Rete è anche TomTom, il celebre navigatore, che ha appena annunciato il lancio di nuove funzioni fra cui l’integrazione con Twitter. Qualche mese fa, poi, il fondo d’investimento inglese Derwent Capital ha addirittura utilizzato, e con successo, una strategia basata sull’analisi dei messaggi che circolano su Twitter, per cogliere il sentiment del mercato. Tutto il mondo, insomma, «go social»: per divertimento, certo, ma sempre più per questioni di business.