Economia

RIFORMA. Cambia l'Isee, stop ai finti poveri

Nicola Pini martedì 3 dicembre 2013
Arriva il nuovo "riccometro". Il governo ha approvato ieri il decreto che riforma l’Isee, strumento che misura la situazione economica delle famiglie per regolare l’accesso ai servizi e alle prestazioni sociali agevolate. Dagli asili nido, ai servizi per i disabili, dalle case popolari, alle rette universitarie sono molti gli ambiti di utilizzo di questo indicatore che oggi cambia veste, con l’obiettivo di fotografare più fedelmente la condizione economica reale e di rafforzare i controlli contro le dichiarazioni infedeli. Un nuovo strumento «per evitare lo scandalo dei finti poveri», ha spiegato il premier Enrico Letta, e far sì che «le risorse per il welfare vadano alle persone che hanno veramente bisogno». «Abbiamo visto lo scandalo di chi andava all’università in Ferrari», ha aggiunto il capo del governo facendo riferimento alle cronache dei giorni scorsi – quando si è scoperto che alcuni studenti laziali godevano di trattamenti agevolati pur provenendo da famiglie ad alto reddito – «situazioni insopportabili per un Paese come il nostro che non può buttare via le risorse e deve destinare il welfare a chi ne ha bisogno non a chi si frega i soldi degli altri». Sul punto ha insistito anche il ministro del Lavoro Enrico Giovannini: «Con la riforma  – ha commentato – intendiamo non solo disporre di uno strumento più corretto per valutare le condizioni relative tra persone e famiglie con diverse possibilità economiche, ma anche restringere gli spazi all’evasione, ricordando che ogni presunta furberia, in effetti una vera e propria ruberia, toglie un’opportunità a coloro che ne hanno diritto».In un Paese ad alto tasso di evasione fiscale come l’Italia, il reddito dichiarato al fisco è un indicatore insufficiente e a volte ingannevole riguardo alla reale condizione economica. Tra le novità del nuovo Isee c’è non a caso il maggior peso assegnato al patrimonio immobiliare e mobiliare delle famiglie. A questo proposito vengono rafforzati i controlli riguardo alla ricchezza finanziaria, verificando l’esistenza di conti bancari non dichiarati, e viene ridotta l’area dell’autodichiarazione. Il valore degli immobili viene rivalutato ai fini Imu (invece che Ici), si riduce la franchigia sulla componente mobiliare e viene considerato anche il patrimonio all’estero.Nello stesso tempo si adotta una misurazione più ampia del reddito che d’ora in avanti includerà, accanto alle dichiarazioni Irpef, anche i redditi tassati con regimi diversi (come cedolare secca sugli affitti e premi di produttività), i redditi esenti e i trasferimenti monetari da enti pubblici (assegni familiari, pensioni di invalidità, indennità di accompagnamento, ecc.). Sono previste tuttavia correzioni per calibrare il peso del reddito: quello che deriva da lavoro dipendente viene «tagliato» del 20% (fino a un massimo di tremila euro) e una percentuale analoga (ma con massimo di 1.000 euro) viene sottratta anche per le pensioni, le indennità, i trattamenti assistenziali. Peserà di più il costo dell’affitto: la deduzione sale da 5.165 a 7.000 euro annui, un importo che sale di 500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo.Rivisto anche il peso delle invalidità che viene riclassificata in tre distinte classi che godono di diverse franchigie: 4.000 euro per la disabilità media, 5.500 per quella grave e 7.000 per le persone non autosufficienti (cifre che vengono tutti incrementate se si parla di minorenni). Per le persone non autosufficienti è poi ammessa la deduzione di tutti i trasferimenti quando si traducono in spese certificate per assistenti domestici e personali o per la retta pagata in strutture residenziali. Per tutti c’è la possibilità di sottrarre (fino a 5.000 euro) le spese relative alla situazione di disabilità, certificate a fini fiscali. La scala di equivalenza di base, ovvero i parametri per calcolare il reddito in rapporto al numero dei componenti della famiglia, resta quella vigente ma sono previste maggiorazioni per i nuclei con tre o più figli e per quelli dove ci sia almeno un figlio sotto i tre anni e dove i genitori (o l’unico presente) lavorino.Ci vorrà qualche mese prima che il nuovo riccometro diventi operativo. Dopo la pubblicazione, serviranno i provvedimenti attuativi, i nuovi modelli per la dichiarazione, il sistema informativo e poi l’adozione dei nuovi regolamenti da parte dei Comuni.