Economia

«Dieselgate» Volskwagen. «Il danno d'immagine supera quello patrimoniale»

Luca Mazza mercoledì 23 settembre 2015
«La casa tedesca ha già annunciato che accantonerà 6,5 miliardi nel terzo trimestre per far fronte al crollo del titolo in Borsa? Certo, si tratta di una somma ingente. Ed è anche una quantità di denaro necessaria da tirar fuori per iniziare a uscire da questa bufera. Ma l’investimento principale andrà effettuato per lanciare, d’ora in avanti, tante campagne di trasparenza, sicurezza e legalità. Perché il danno più grave non sarà patrimoniale, bensì relativo all’immagine del gruppo». Non ha dubbi Flaviano Sanzari, legale dello 'Studio Previti associazione professionale' ed esperto di reputazione aziendale: «Al momento è difficile calcolare con esattezza il prezzo che Volkswagen pagherà per questa vicenda, ma certamente sarà salato. Del resto, il colosso di Wolfsburg è sempre stato visto come un modello di efficacia e di rispetto delle regole, da 48 ore a questa parte non è più così. E la cosa più difficile è riconquistare la fiducia dei consumatori». Emissioni truccate per 11 milioni di veicoli, titolo in Borsa crollato, indagini che si allargano. Col trascorrere delle ore le dimensioni dello scandalo diventano sempre più ampie.Volkswagen rischia un danno irreversibile? Sicuramente – dagli elementi emersi finora, considerato che parliamo di un marchio famoso in tutto il mondo e tendendo conto che con la potenza di Internet ormai l’informazione è diventata globale – si tratta di un caso senza precedenti. Siamo di fronte a un evento eccezionale. Non c’è una ricetta ideale per uscire da una situazione così complessa, ma dalla scoperta del 'trucco', i vertici dell’azienda sono riusciti almeno a evitare di commettere l’errore più grave. Quale? Quello di negare le responsabilità. Nascondere la verità avrebbe avuto effetti ancora più devastanti. Per cui l’ammissione di colpa e le scuse dell’amministratore delegato Martin Winterkorn mi sono sembrate due mosse doverose ma anche 'azzeccate' in un momento aziendale che, ovviamente, resta drammatico. Ora bisognerà procedere in questa direzione, con la consapevolezza che la strada per l’operazione recupero sarà ancora lunghissima e faticosa da percorrere. C’è pericolo anche per la filiera? Nel medio lungo termine non è da escludere. La prima ricaduta la avranno gli azionisti e, a cascata, se il fatturato dell’azienda dovesse ridimensionarsi, potrebbero esserci conseguenze anche per la tenuta dei livelli occupazionali e l’indotto. Per le aziende concorrenti, invece, ci sono più opportunità o rischi? Le altre imprese del settore potrebbero sfruttare la situazione per accreditarsi come realtà che operano nel rispetto dell’ambiente e per una mobilità sempre più verde e sostenibile. Mentre non vedo particolari rischi per il comparto nel suo complesso.