Economia

La riforma. Il boom che non c'è della spesa domenicale

Luca Mazza mercoledì 26 settembre 2018

Alla 'deregulation selvaggia' varata a fine 2011 con aperture commerciali 7 giorni su 7 non è seguito un boom di acquisti domenicali. Con le loro scelte d’acquisto sono gli italiani a 'bocciare' il modello che non pone limiti allo shopping nei festivi. Perché mentre da una parte cresce l’e-commerce (il 32% degli italiani tra i 16 e i 74 anni ha comprato online nel 2017, con un aumento di 17 punti percentuali) il giorno preferito per effettuare acquisti in negozi e centri commerciali resta di gran lunga il sabato. Il trend emerge da uno studio svolto ad hoc dall’Istat e presentato in occasione delle audizioni in commissione Attività produttive della Camera sulle proposte di legge sulla chiusura domenicale degli esercizi commerciali.

Da novembre 2013 a ottobre 2014 «circa un quarto delle persone di 15 anni e più ( pari al 24,2%) ha effettuato acquisti di beni e servizi nella giornata di domenica, quota più bassa rispetto agli altri giorni della settimana – ha spiegato in audizione Roberto Monducci, direttore del dipartimento per la produzione statistica dell’Istat –. Il sabato è il giorno con la più alta incidenza di acquirenti (51,9%), percentuale che scende al 43% nei giorni feriali».

Ovviamente nel decennio 2003 -2014 la domenica risulta l’unico giorno in cui aumentano gli acquirenti, tuttavia si tratta di una crescita contenuta (poco meno di due punti percentuali) e concentrata quasi esclusivamente nel periodo 2003-2009. La lettura territoriale degli acquisti domenicali mostra che i residenti del Centro Italia, con il 25,6%, si collocano sopra la media nazionale, mentre la quota scende al 23,1% per gli abitanti del Mezzogiorno.

Osservando, invece, le aree urbane emerge che sono in misura maggiore i residenti nel centro delle aree metropolitane ( 25,6%) a effettuare acquisti domenicali rispetto a coloro che vivono nei comuni fino a 2.000 abitanti (21,6%). Il tempo che i consumatori dedicano mediamente agli acquisti la domenica (un’ora e 7 minuti) è pressoché uguale a quello impiegato da chi sceglie il giorno feriale, e di circa 10 minuti inferiore al tempo impiegato durante il sabato (un’ora e 18 minuti). Dall’indagine Istat risulta inoltre che l’Italia ha conquistato il primato in Europa per numero di esercizi commerciali.

Ma è soprattutto la grande distribuzione a crescere (+1,2% di contratti), mentre i piccoli negozi al contrario risentono ancora della crisi e subiscono una flessione dello 0,3%. A lavorare la domenica nel settore del commercio «sono soprattutto le donne» che rappresentano il 61,1% dei lavoratori domenicali rispetto a una quota media sul totale degli occupati pari al 47,8%. Da Confindustria alle associazioni dei consumatori si continua a mettere in guardia dal rischio di perdita dei posti di lavoro se si dovesse intervenire fissando un tetto alle aperture domenicali.

Allarmi che non sembrano modificare le intenzioni del governo, sempre orientato a porre almeno alcuni limiti alle aperture festive. «Durante le audizioni sui riflessi delle chiusure domenicali degli esercizi commerciali si è parlato di assunzioni molto scarse dopo le liberalizzazioni del governo Monti – evidenzia il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Davide Crippa –. Molti punti vendita denunciano addirittura una pesante carenza di organico proprio nei giorni festivi, con conseguente difficoltà a gestire le operazioni commerciali. Per cui non ci sono i presupposti per fornire alcuna prospettiva rispetto a possibili licenziamenti di massa (che oltretutto risultano piuttosto fantasiosi)».