Economia

Bitcoin. Debutto da record alla borsa di Chicago per i future

Pietro Saccò sabato 9 dicembre 2017

Nuovo record per i bitcoin che accelera la sua corsa al debutto in borsa sotto forma di future. Gli scambi sono iniziati alla mezzanotte (ora italiana) sulla Chicago board options exchange, uno dei principali mercati delle opzioni, al prezzo di 15mila dollari. Il traffico sul sito della Cboe nelle prime fasi è stato così intenso da renderlo inaccessibile per 20 minuti dopo l'apertura, anche se il circuito degli scambi ha continuato a funzionare. Durante la notte il bitcoin ha superato i massimi raggiunti sui circuiti alternativi non regolati sfiorando quota 19mila dollari. Il debutto sul Cboe, che si prevede sarà seguito a breve da quello sul concorrente Chicago Mercantile Exchange, rappresenta la prima opportunità per gli operatori professionali di investire sulla criptomoneta anche se molti preferiscono evitarla per la mancanza di regolamentazione. Cosa sono i future. Sono contratti a termine in cui un venditore e un compratore si accordano sul valore futuro di una merce. Ne esistono per tutti i tipi di materie prima ma anche per gli strumenti finanziari come l'andamento delle borse. Comprando un future quindi possono scommette sul rialzo di quello strumento oppure, se scelgo un contratto che prevede una discesa del prezzo, anche sulla sua svalutazione. Fino ad oggi la quotazione del bitcoin è salita a ritmi vertiginosi ma è difficile che possa continuare sempre così. L'avvio dei future, che di fatto apre il mercato anche ad eventuali spinte al ribasso, potrebbe quindi cambiare gli equilibri in campo.

BORSA E BITCOIN: INVESTIMENTI A CONFRONTO Un piccolo risparmiatore con un grande intuito che a inizio 2017 avesse investito mille euro sulle azioni di Fiat-Chrysler oggi potrebbe sicuramente dirsi soddisfatto: con un formidabile +72% il titolo Fca è stato il migliore di Piazza Affari quest’anno, se il risparmiatore lunedì andasse a vendere le azioni comprate a gennaio incasserebbe più o meno 1.720 euro. Non è un raddoppio ma ci va vicino. Con quei mille euro, però, il risparmiatore a gennaio avrebbe potuto scegliere invece di comprare un bitcoin. Se lo avesse fatto e oggi andasse a vendere incasserebbe circa 13.550 euro (senza tasse, tra l’altro). È evidente: non c’è paragone. In queste settimane in cui le cronache finanziarie raccontano quotidianamente della folle corsa delle quotazioni delle criptovalute risparmiatori di tutto il mondo hanno il rammarico di non essere saliti in tempo sul treno dei bitcoin e avere quindi lasciato che fossero altri a partecipare a questa pazzesca festa finanziaria. Molti sentono che comunque non è troppo tardi per approfittarne e si stanno inventando bitcoiner. Aprono borsellini di monete virtuali che comprano pagando con soldi reali. È proprio la loro voglia di prendersi una parte dei guadagni che sta mandando alle stelle le quotazioni della criptovaluta.

LA FEBBRE CHE FA SALIRE LE QUOTAZIONI Sono due fattori molto banali a spingere le quotazioni delle criptovalute: la crescita dei nuovi utenti e le aspettative degli investitori. Siamo nel pieno di una bitcoin mania, con persone in tutto il mondo che si stanno buttando nel mercato. Blockchain, l’organizzazione che porta il nome della sofisticata tecnologia alla base dei bitcoin e che è una delle principali piattaforme su cui si possono comprare e vendere valute virtuali, ha registrato dall’inizio dell’anno l’apertura di quasi 9 milioni di nuovi portafogli di bitcoin. Erano 11 milioni all’inizio del 2017 e sono saliti fino agli attuali 19,9 milioni ieri. Solo nell’ultima settimana si sono registrati 500mila nuovi utenti. Coinbase, altra piattaforma per l’acquisto di bitcoin, qualche giorno fa ha smesso di comunicare il numero preciso di wallet attivi, ma da gennaio aveva indicato una crescita da 5 a 13,5 milioni. Gli investitori si aspettano che questa febbre da moneta virtuale prosegua e speculano sul prezzo che i nuovi bitcoiner saranno disposti a pagare per partecipare alla festa. Può essere una bolla ma può anche durare: funzionerà finché cresceranno le persone disposte a cedere un po’ di soldi veri in cambio di un po’ di denaro virtuale. Ad oggi pochi possono lamentarsi del loro investimento in bitcoin. Le cadute delle quotazioni sono state tante, ma le risalite sono state più numerosi e potenti. È successo anche ieri. Dopo essere balzata del 40% nel giro di 48 ore fino a superare anche i 19mila dollari su alcune borse virtuali, in un giorno la quotazione dei bitcoin è prima crollata del 20% per scendere di nuovo verso i 14mila dollari, quindi è risalita riportandosi sopra quota 16mila dollari.

CHI VA AL CAMBIAVALUTE E CHI VA IN BORSA Il piccolo risparmiatore che apre il suo portafoglio di bitcoin entra in un mercato totalmente asimmetrico. Wallet in inglese significa portafogli e in effetti quello che propongono piattaforme come Coinbase o Blockchain sono borsellini, non strumenti per investire. Aprire un conto di bitcoin è semplice: ci si registra con un’email e una password e quindi si comprano bitcoin o centesimi di bitcoin pagando con la carta di credito o collegando il wallet al conto in banca. Il prezzo di acquisto e vendita dei bitcoin è quello proposto dalla piattaforma, che si prende una commissione sull’operazione. Funziona come i cambiavalute che incontriamo negli aeroporti. Soltanto che quello che si ottiene sono soldi solo nei sogni visionari dei primi bitcoiner e del misterioso inventore della moneta virtuale, Sakoshi Nakamoto. Quasi nessun negoziante vende davvero prodotti reali (almeno quelli legali) in cambio dei bitcoin. Usati per i primi anni come moneta di scambio per acquisto di droga e armi via internet, dal 2016 in avanti i bitcoin sono di- ventati sempre più uno strumento di puro investimento in un mercato completamente non regolamentato. Solo un risparmiatore totalmente sprovveduto però farebbe trading sulle valute andando a comprare e vendere denaro ai banchi dei cambiamonete e mettendosi così totalmente in balì del mercato. Userebbe invece una piattaforma di trading, dove può il prezzo a cui è disposto a comprare e quello a cui è disposto a vendere. In questo modo le sue indicazioni contribuerebbero a determinare il prezzo dei bitcoin. È quello che fanno gli investitori professionisti, che si stanno prendendo il grosso dei guadagni di questa corsa al bitcoin.

LA VALUTAZIONE IMPOSSIBILE È un mercato completamente imprevedibile, non a caso anche davanti all’avvio dei primi futures in mercati regolati (il primo debutterà lunedì alla Cboe di Chicago) i grandi fondi non entusiasti dell’idea di mettersi a giocare con i bitcoin. Dall’alto degli 84 miliardi di dollari accumulati nella sua lunghissima carriera di investitore, l’87enne Warren Buffett si è limitato a notare che è impossibile determinare il valore di un bitcoin, dato che la criptovaluta è completamente slegata da qualsiasi attività reale. Il bitcoin ha sicuramente caratteristiche che possono renderlo prezioso per alcuni. È un asset per sua natura limitato e costoso da produrre: l’attività di mining con cui i computer risolvono i calcoli necessari a generare bitcoin comporta un’alta spesa di energia elettrica (circa 215 kilowattora per bitcoin) e la tecnologia blockchain prevede la produzione massima di 21 milioni di bitcoin. Ad oggi ne sono già stati estratti 16,7 milioni, quindi non ne restano molti da 'scoprire'. Soprattutto, il bitcoin offre la possibilità di possesso e scambio in totale anonimato e sfugge ai radar dei governi e delle autorità. Queste due caratteristiche lo rendono utilissimo per attività illecite e per portare del denaro fuori da un Paese in cui vige un blocco dei capitali. Per chi non ha simili esigenze losche, l’unico vero valore del bitcoin è quello che altri risparmiatori sono disposti a pagare per averne uno.