Economia

Economia di comunione. I profitti? A dipendenti e poveri

Paolo Viana sabato 4 ottobre 2014
Nascono dal carisma di una testimone della fede, ma lavorano volentieri con chi crede in un altro dio. Per loro, l’economia è comunione e deve perseguire il bene comune, eppure non c’entrano nulla con il comunismo di ieri e neanche con i "benecomunisti" di oggi. A Loppianolab, il loro meeting annuale, ti parlano con ammirazione di Mattei, Olivetti, Pirelli e dei Barilla, ma non c’è traccia di sponsor. Piccoli imprenditori, invece, quanti ne vuoi; gente che per entrare nella rete dell’economia di comunione si impegna a devolvere una parte dell’utile aziendale a obiettivi etici, come la formazione dei dipendenti e l’aiuto ai poveri. Gli studiosi del movimento, come Bruni, Pelligra e Gui, senza dimenticare i "vicinissimi" Smerilli e Zamagni, alimentano un filone scientifico – quello dell’economia civile – con lo scopo di non far la fine del Toniolo e della dottrina sociale, accantonata dalla scienza economica "ufficiale". Hanno un ateneo, Sophia, e promuovono una scuola di formazione per manager e imprenditori, la Sec (Scuola di economia civile), per diffondere l’economia civile nel tessuto produttivo italiano, giacché, come insegnava Chiara Lubich, non va combattuta l’economia di mercato, ma il suo uso disumano. Semplificando molto, si potrebbe definirlo un popolo che sorride alle persone quello che accoglierà il premier stasera a Loppiano. I focolarini ti offrono un entusiasmo gentile per l’uomo senza sconti verso le sue debolezze. Lo stesso atteggiamento con cui Eva Gullo ti accoglie nel Polo Bonfanti e ti racconta come e perché duecento aziende abbiano già deciso di sottoscrivere il "patto" e di vivere quest’alternativa al capitalismo nel segno della fraternità, della gratuità, dell’inclusione produttiva. Uno stile che contagia – nei più diversi settori – un milione e mezzo di persone nel mondo.Renzi, del resto, li conosce bene i focolarini: perché nel 2006 quando fu inaugurato questo incubatore sulle colline del Chianti, era qui come presidente della Provincia di Firenze e in seguito i contatti non si sono interrotti; ma tra la simpatia e la condivisione vi è una bella differenza, soprattutto in una terra laica come la Toscana, dove i poteri forti hanno una lunga tradizione e non amano sentirsi dire che l’utile è cosa buona ma bisogna «smantellare il concetto privatistico di profitto», che «i modelli di management oggi sono tutti di stampo capitalistico» e «se il metodo è sbagliato il risultato è sbagliato, come dimostra la crisi in corso, che produce povertà e non ricchezza». Ciò che ti insegnano alla Sec. Anche i focolarini, va detto, non sono tipi che si accontentano. L’idea che la comunione non si possa sviluppare solo attraverso la prassi e che serva uno studio teorico dell’economia civile è della Lubich: «Diciamo che l’economia civile è la cintura teorica che tiene insieme la quotidianità dell’economia di comunione, della banca etica e di tante altre filiere» sintetizzava ieri Bruni durante uno dei workshop in cui è strutturato Loppianolab e nel quale, a riprova che non si parla solo di economia, ieri ha trovato spazio anche un dibattito su Agostino d’Ippona con il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il filosofo Umberto Galimberti e il teologo Piero Coda. Sicuramente, il tema economico è stato preponderante nella prima giornata di Loppianolab e sarà il terreno su cui i focolarini saggeranno Renzi stasera. Magari con idee diverse sulle misure da prendere – «Il governo metta maggiormente l’uomo al centro della politica, la questione dell’articolo 18 è una semplificazione» (Livio Bertola, un’impresa di trattamenti elettrogalvanici nel Cuneese), oppure «A volte ci costringono a riassumere persone che non lavorano o che hanno rubato» (Pietro Comper, titolare di un’impresa di serramenti in Trentino) – ma tutti convinti, con Ornella Seca, un’assicuratrice abruzzese, che «noi lavoriamo per una economia più umana, ma è necessario che la politica ci veda e che ci aiuti, che riconosca l’esistenza di un’alternativa al pessimismo e al declino, ma anche allo sfruttamento delle persone messo in atto dal capitalismo in questi decenni».