Economia

Credito. Banca Etica, i primi 25 anni di una missione diventata possibile

Nicola Pini venerdì 8 marzo 2024

La Banca Popolare Etica compie 25 anni

«I risultati di Banca Etica possono essere letti come il successo di tutto il comparto dell’economia sociale italiana. Venticinque anni fa in molti credevano che il Terzo settore non fosse bancabile: abbiamo dimostrato che non è così». Banca Etica festeggia il quarto di secolo con le parole della presidente Anna Fasano: la missione sembrava impossibile, eppure è riuscita: coniugare la tensione ideale e la bussola orientata al bene comune con le regole di una finanza con i conti in ordine. Una contraddizione in termini o un ossimoro, almeno in apparenza, per usare le suggestioni emerse ieri nel corso di un incontro al Cnel. Dove i rappresentanti della banca ed esponenti del mondo bancario e accademico si sono confrontati sulla ricerca “Azionisti del bene comune. 25 anni per la pace l’ambiente e l’inclusione”: un approfondimento sulle caratteristiche e le performance ottenute da Banca Etica condotto dal centro di ricerca Aiccon.

I numeri di un successo. La finanza etica ha registrato una crescita media del suo capitale sociale del 7,5% annuo contro lo 0,4% delle banche commerciali. La Banca registra livelli di solidità patrimoniale migliori rispetto alla media del credito: a fine 2023 aveva un Total capital ratio del 25,3% a fronte del 18,6%. Mentre le sofferenze sono molto inferiori: lo 0,23% contro il 1,05%. Dunque la finanza etica cresce anche meglio di quella tradizionale ed è capace di garantire un migliore accesso al credito. Un dato su tutti: il 23% (quasi un caso su quattro) di chi di recente ha ottenuto credito da Banca Etica aveva subito un rifiuto da un altro istituto. Il credito complessivo concesso è arrivato nel 2023 a 1,211 milioni di euro, con una crescita media annua del 9,7% dalla fondazione nel 1999: numeri che contribuiscono a dimostrare che le imprese sociali, principali clienti della banca, sono un soggetto economico affidabile. Inoltre l’attività si è allargata all’investimento con la gestione del risparmio di Etica Sgr. Il patrimonio gestito ha raggiunto l’anno scorso i 7,4 miliardi di euro, con un + 20% annuo. Al gruppo bancario fanno riferimento 48mila tra persone e organizzazioni (+ 23% negli ultimi 11 anni).

La banca dell’interesse generale. La ricerca presentata evidenzia la capacità della banca di condividere la propria mission con i suoi soci, la quasi totalità dei quali ritiene che l’istituto stia mantenendo fede ai principi e valori fondativi. Ma cosa distingue Banca Etica dal resto del credito? «Per noi la finanza è un mezzo non un fine. Perché il vero fine è il bene comune», sintetizza il direttore generale Nazzareno Gabrielli. Banca Etica si caratterizza per essere popolare e cooperativa (cioè partecipativa e senza azionisti di riferimento). E per subordinare la ricerca del profitto a obiettivi legati al benessere dell’uomo e delle comunità, alla cura dell’ambiente, ispirandosi ai valori del pacifismo. Si tratta di criteri escludenti, perché “non tutto è bene”, bisogna scegliere. Nel corso dell’incontro è intervenuto tra gli altri il vicedirettore generale dell’Abi Gianfranco Torriero e il presidente del Cnel Renato Brunetta ha fatto gli onori di casa: «Oggi l’egoismo non funziona più - ha affermato - il mercato si mescola con l’altruismo. Elementi ieri fortemente divisi e invece oggi divenuti strumento di efficienza e sostenibilità».

Per il professore Stefano Zamagni, già presidente della Pontificia accademia delle Scienze sociali, «dai 25 anni di attività di Banca etica è arrivato un contributo all’incivilimento della finanza. Il suo grande merito è stato quello di avere sfatato sul campo il mito che per avere successo si debba aderire a una doppia morale, che la finanza abbia bisogno di bluffare, di fregare il prossimo». E suor Alessandra Smerilli, segretaria generale del Dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale, ha parlato di un’impresa che sembrava impossibile, «quella di essere una vera e solida banca e di volerlo essere in modo etico. Un risultato raggiunto anche perché l’istituto ha gli anticorpi contro il rischio di derive non etiche che derivano dalla grande partecipazione alle decisioni». Per Smerilli occorre una fedeltà ai valori che preservi l’innovazione: continuare a porsi le stesse domande trovando risposte adeguate ai tempi.