Economia

IL CASO. I francesi di Lvmh si mangiano Cova

venerdì 28 giugno 2013
La pasticceria Cova che da quasi due secoli si affaccia sul quadrilatero della moda entra a far parte della galassia del colosso francese Lvmh (Louis Vuitton Mot Hennessy Sa), puntando ad espandersi all'estero. Cova era finita nel mirino di Prada, le cui vetrine si affacciano proprio di fianco. L'offerta, secondo indiscrezioni 12 milioni di euro per ottenere l'80% del capitale,  era stata respinta perché troppo bassa ma soprattutto la famiglia Faccioli temeva che i vicini avrebbero spostato l'ingresso nella più esterna via Sant'Andrea dall'attuale Montenapoleone. Ora i francesi hanno acquisito  una partecipazione di maggioranza, non viene resa nota la percentuale di capitale né il valore dell'operazione e Paola e Daniela Faccioli, continueranno a essere presenti non solo nel capitale della società, ma anche nel management «per garantire la continuità e il successo che Cova ha saputo conquistare nel corso di quasi 200 anni». L'operazione «ha il duplice obiettivo di  preservare questa vera e propria istituzione della storia milanese, mantenendo  negli attuali spazi la pasticceria di Via Montenapoleone, e di sostenere con forza il suo sviluppo a livello internazionale, grazie alle sinergie  messe a disposizione dal gruppo». Nel 1817 un soldato di Napoleone, Antonio  Cova lasciò le armi per darsi alla cucina e aprì il suo primo forno a fianco del teatro alla Scala. Divenne subito luogo di ritrovo del dopo teatro, punto d'incontro per i patrioti durante le Cinque Giornate. Colpita dai  bombardamenti nella Seconda guerra mondiale nel 1950 fu ricostruita pochi  isolati più in là, in via Monte Napoleone. A renderla immortale Ernest Hemingway che la cita in «Addio alle Armi».