Economia

CRISI. Grecia, sciopero di 48 ore contro il piano d'austerità

lunedì 3 maggio 2010
Il sindacato dei dipendenti pubblici Adedy ha annunciato 48 ore di sciopero a partire da domani, invece delle 24 previste per mercoledi, contro le «crudeli e brutali misure senza precedenti» annunciate domenica dal governo in cambio di 110 miliardi di aiuti Ue-Fmi. Mentre lunedì prossimo scioperano contro il piano di austerità da 30 miliardi in 3 anni i dipendenti municipali, il Consiglio esecutivo di Adedy invita i Greci a «rispondere con forza» da martedì al «saccheggio dei redditi e dei diritti dei lavoratori sia nel settore pubblico che privato». Mercoledi 5 maggio lo sciopero di Adedy confluirà in quello generale, il terzo contro il piano di austerità, cui partecipano anche il sindacato del settore privato Gsee e quello comunista Pame. Resterà paralizzato in tale occasione il traffico aereo, a causa della protesta dei controllori di volo, quello terrestre, sia urbano che nazionale, e marittimo. Saranno inoltre chiusi ospedali, scuole e uffici pubblici. Il premier Giorgio Papandreou ha affermato che le nuove misure sono l'unico modo «per salvare il Paese dalla bancarotta». Sindacati e opposizione lo accusano invece di spingere il Paese verso una «profonda recessione» e una «esplosione sociale» con i duri tagli salariali e pensionistici per i dipendenti pubblici, interventi normativi nel settore privato e aumenti delle tasse. LA BOZZA TEDESCAIl governo tedesco ha approvato una bozza di legge che consente alla Germania di contribuire al pacchetto di aiuti alla Grecia della zona euro e del Fondo monetario internazionale da 110 miliardi di euro definito ieri. Ora il Parlamento deve approvare la legge che secondo le intenzioni del governo deve avvenire questa settimana. Ieri l'Eurogruppo, riunito a Bruxelles, ha dato il via libera ad un intervento da 110 miliardi di euro, il maggiore mai approvato per il salvataggio di un paese, con cui si spera di calmare investitori preoccupati che il futuro possa richiedere altre e costose misure di salvataggio delle economie di eurozona.L'euro perde terreno questa mattina, nonostante il via libera al salvataggio, a causa dei dubbi sulle reali capacità della Grecia di sostenere il piano di austerità adottato e dei timori di un possibile contagio della crisi finanziaria verso altri paesi della zona euro.Secondo alcuni economisti, qualora il piano pro-Grecia non riuscisse a modificare l'umore del mercato - e ad ottenere la necessaria approvazione parlamentare in Germania - l'Europa potrebbe finire per pagare un conto complessivo di 500 miliardi di euro al salvataggio dei membri fiscalmente più debioli dell'Unione monetaria."Manca la convinzione che si tratti della soluzione definitiva. La sostenibilità di lungo termine di questo livello di austerità deve essere oggetto di discussione" ha affermato lo strategist valutario di Anz Bank Tony Morriss."Il mercato deve digerire un paio di cose: prima di tutto il passaggio delle misure attraverso i parlamenti, soprattutto quello tedesco; poi si deve interrogare sulla capacità di tenuta di piani come questo, tra pesanti misure di austerità e proteste politiche. Inoltre l'altra questione è se il mercato comincerà a farsi domande sulla sostenibilità di lungo periodo di paesi come Portogallo o Spagna".In un'intervista al quotidiano Bild, apparsa stamattina, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha affermato di non ritenere che la Grecia avrà bisogno di ulteriori aiuti oltre a quelli approvati nel fine-settimana.IL PIANONella riunione d'emergenza i ministri hanno approvato il pacchetto triennale stabilendo che il primo pagamento verrà attuato in tempo perché Atene possa affrontare la propria scadenza debitoria del 19 maggio.Il numero uno del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahan prevede che il board Fmi approverà in settimana il suo contributo da 30 miliardi al salvataggio.Come contropartita la Grecia ha accettato di adottare un pianio di taglio della spesa e aumento delle imposte da 30 miliardi di euro in tre anni. L'obiettivo è riportare il deficit del paese alla soglia del 3% del pil entro il 2014, dal 13,6% del 2009.