Economia

Google. Rischiano di essere gli utenti a pagare per più concorrenza

Pietro Saccò mercoledì 17 ottobre 2018

Un utente usa uno smartphone con il sistema operativo Android di Google (foto Android da Twitter)

Per adeguarsi alle richieste dell’Antitrust europea, Google ha proposto una soluzione tecnica un po’ complessa che, come principale risultato, costringerà i produttori di smartphone a pagare per offrire telefonini con già installate app come Youtube o Google Maps. A luglio, quando ha inflitto a Google una multa da 4,34 miliardi di euro, la Commissione ha accusato l’azienda del più importante motore di ricerca del mondo di lavorare per impedire ai rivali di fargli concorrenza nel campo delle ricerche sul web e dei browser per navigare.

Utenti pigri e aziende che se ne approfittano

Le tre accuse di Bruxelles sono precise. La prima è quella di avere imposto ai produttori di smartphone di installare sui loro telefoni sia il suo servizio di ricerca (Google Search) che il suo browser (Chrome) per avere la licenza per installare Google Play, lo store su cui scaricare le app. La seconda è avere pagato alcuni grandi produttori e operatori di rete per installare in esclusiva sui telefoni l’app Google Search. La terza è avere negato la possibilità di preinstallare le app di Google ai produttori che vendessero anche solo un telefono con una cosiddetta Android fork, cioè una versione di Android diversa da quelle approvate da Google.

Sono questioni tecniche che hanno una significativa ricaduta sul mercato, soprattutto perché gli utenti sono spesso troppo pigri per andare a vedere se esistono app migliori di quelle che trovano già installate sui loro telefonini. Le rilevazioni dell’Ue dicono così che nel 95% dei casi le persone che hanno comprato telefoni con già installati i servizi di Google hanno usato Google per il 95% delle loro ricerche, mentre quelli che hanno comprato telefoni che funzionano con Windows Mobile hanno usato Google solo per il 25% delle ricerche, utilizzando al 75% il servizio preinstallato di Microsoft, cioè Bing.

Le tre soluzioni proposte da Google all'Ue

Google ha fatto appello contro la sanzione europea e nel frattempo si è dato da fare per evitare in incorrere in altre multe, visto che se non cambia il suo modo di agire rischia penalità massime quotidiane pari al 5% dei ricavi mondiali della capogruppo Alphabet (cioè più o meno 15 milioni di euro di multa al giorno). La modalità scelta è stata descritta da Hiroshi Lockheimer, vice presidente e responsabile delle piattaforme dell’azienda, sul blog del gruppo. Per prima cosa sarà eliminato dai contratti il divieto di vendere smartphone con versioni di Android diverse da quelle ufficiali. Poi separerà le licenze di Google Search e di Google Chrome da quelle degli altri suoi prodotti: questo permetterà di preinstallare ad esempio Youtube senza dovere necessariamente anche installare Chrome. Dopodiché, «dato che la preinstallazione di Google Search e Chrome in combinazione con le altre app ci ha aiutati a finanziare lo sviluppo e la distribuzione gratuita di Android» l’azienda da fine ottobre introdurrà una licenza a pagamento per la preinstallazione delle sue app sugli smartphone e i tablet venduti in Europa. La licenza, il cui ammontare non è stato ancora comunicato, sarebbe pagata dai produttori di smartphone.

Se alla fine pagano gli utenti...

Sempre che questa soluzione sia considerata accettabile dalla Commissione europea, che aveva già giudicato «in parte infondate» le argomentazioni dell’azienda rispetto alla necessità di costringere i costruttori a preinstallare certi servizi per offrirgli in omaggio Android. Certo, se poi il costo di queste licenze fosse scaricato sui clienti finali – nulla lo impedisce – l’Ue finirebbe per ottenere il poco onorevole risultato di avere fatto pagare direttamente ai cittadini il costo delle libera concorrenza tra i giganti tecnologici americani.