Economia

Giovani. «Il problema? La sfiducia. Così si va all'estero»

Angelo Picariello mercoledì 13 settembre 2017

«C’è un rischio ancor maggiore della povertà, ed è la sfiducia». Lo sottolinea il presidente del Cnel Tiziano Treu alla presentazione, alla sala stampa della Camera, del 50esimo incontro nazionale della Acli che prenderà il via a Napoli domani e si concluderà sabato, sul tema Valore Lavoro. L’umanità del lavoro nell’economia dei robot. Al centro della riflessione la questione giovanile, cuore del problema occupazionale che vive l’Italia, tutt’uno con i ritardi nella digitalizzazione e nell’ammodernamento dei processi produttivi. Un sistema poco moderno e troppo vecchio insomma, e nell’occasione Treu annuncia la creazione, sotto la sua nuova gestione, al Cnel, di un centro di ascolto interamente dedicato ai giovani.

A Napoli sono annunciati, fra gli altri, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, la segretaria della Cisl Annamaria Furlan, l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, oltre al sindaco di Napoli Luigi De Magistris (che porterà domani il suo saluto iniziale) e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. «Una generazione che pensa precario», sintetizza Matteo Bracciali, responsabile giovanile delle Acli, nel presentare la ricerca «Il Ri(s)catto del presente» condotto su un campione di giovani fra i 18 e i 29 anni che sarà al centro della riflessione. Una generazione che, in gran maggioranza, considera la propria retribuzione non adeguata, non ha fiducia nel sindacato e di fronte al rischio di perdere il lavoro è disposta a rinunciare ai diritti. O sceglie di andare all’estero, dove – lo certificano i dati – si registra una soddisfazione maggiore e una prospettiva migliore e migliori progressioni di carriera. Solo il 46,3% dei giovani che lavorano all’estero considerano adeguato il proprio stipendio, mentre in Italia il dato crolla al 27,3%. Il confronto diventa ancora più avvilente per i giovani impegnati in lavori ad elevata specializzazione. Che, all’estero, considerano adeguata la propria retribuzione in misura del 56,9% mentre in Italia si scende al 22,8%.

Una percentuale notevole, inoltre (43,8%) considera «per nulla utile» il suo percorso di studi in relazione al lavoro che fa. È qui si apre un problema ulteriore relativo alla alternanza scuola lavoro. «La formazione è la gamba più debole della filiera», conferma Paola Vacchina, responsabile del dipartimento studi delle Acli e neo-componente del Cnel, indicando nell’impresa sociale una nuova strada per creare nuova occupazione, anche grazie alla riforma del terzo settore che prevede un bonus per le imprese che investono nel recupero di beni dismessi o sottratti ai mafiosi.

Molti i deputati presenti: Francesco Prina, che ha presieduto la conferenza stampa, il sottosegretario al Lavoro Gigi Bobba, Lorenzo Dellai, Ernesto Preziosi, Marco Donati, a sottolineare il rilievo «storico» dell’incontro di Napoli, come lo definisce il segretario delle Acli Roberto Rossini, ricordando anche l’imminente appuntamento della settimana sociale a Cagliari: «Gli incontri nazionali sono occasione per cogliere i segni dei tempi. In mezzo secolo di incontri nazionali di studi delle Acli – dice, mentre scorrono nel video alle sue spalle le immagini in bianco e nero – abbiamo scritto un pezzo della storia italiana e della nostra democrazia».