Economia

L'appello. Nella Giornata del Suolo rilanciamo la transizione giusta

Onofrio Rota* lunedì 4 dicembre 2023
Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Suolo per sensibilizzare la popolazione mondiale verso “Suolo e Acqua fonte di vita”, una ricorrenza che ci consente di omaggiare due risorse insostituibili, non riproducibili, non delocalizzabili.

Come sindacato dei lavoratori agroalimentari e ambientali siamo coinvolti e in prima linea con la nostra campagna “Fai Bella l’Italia”, che mette in primo piano la necessità di riconoscere il ruolo delle nostre “tute verdi”, cioè i lavoratori agricoli, forestali e dei consorzi di bonifica. Il sindacato è determinante in questa sfida, che chiama in causa direttamente la nostra capacità di remare in direzione dei 17 obiettivi Onu al 2030, purtroppo ben lontani dall’essere raggiunti.

Il livello della nostra azione passa anzitutto per la buona contrattazione. Abbiamo portato oramai il tema della sostenibilità ambientale a pieno titolo dentro le negoziazioni con le parti datoriali, soprattutto nell’industria alimentare, favorendo la partecipazione attiva dei lavoratori nelle aziende per orientare le innovazioni a favore dell’ambiente. La strada è quella giusta ma va accelerata e allargata agli altri settori.

Poi c’è un altro livello di azione, che è quello delle battaglie istituzionali, e qui la sfida è portare la politica a intervenire su alcuni dossier urgenti. Serve anzitutto una legge nazionale contro il consumo di suolo, visto che solo nel 2022 la nostra agricoltura ha perso 4500 ettari coltivati e visto che, come ha ricordato il presidente Sergio Mattarella nel 60mo anniversario della tragedia del Vajont, “a un intervento dell’uomo che si traduca in prevaricazione, corrisponde la violenza della natura”. In questo senso il dimezzamento dei 2,49 miliardi stanziati per il dissesto idrogeologico è un errore grave del Governo da riparare al più presto.

Secondo tema, la cura dell’acqua, che richiede investimenti sui Consorzi di Bonifica per valorizzarne il lavoro con riconoscimenti maggiori sia normativi che economici per tutti gli addetti.

Terza sfida, quella per il nostro patrimonio boschivo, cresciuto soltanto a causa dell’abbandono. Serve una vera riforma del settore forestale, che non è un ammortizzatore sociale, ma un comparto da finanziare in maniera strutturale e produttiva, perché sarà sempre più strategico e sempre più multifunzionale.

Quarto punto, l’abbandono delle aree interne, su cui intervenire con un approccio strutturale, di sistema. Che vuol dire infrastrutture, agevolazioni fiscali che chi vive e lavora in aree montane, comunità energetiche, e vuol dire soprattutto investire sul lavoro ben retribuito, tutelato e qualificato nei comparti della forestazione, della bonifica, dell’agricoltura, dell’acquacoltura, del sistema zootecnico: perché senza questo, non può esserci riscatto delle aree interne né cura del suolo.

Soltanto con iniziative come queste potremo esercitare concretamente una transizione giusta: quella che non lascia indietro nessuno e in cui siamo tutti parte attiva, ciascuno con la propria responsabilità.

*Segretario Generale Fai-Cisl