Economia

L'APPELLO. Fronte comune di banche e imprese «No alla crisi, è l'ora di decisioni coraggiose»

Maurizio Carucci sabato 28 settembre 2013
Le imprese sono preoccupate. Il Paese reale teme che il freno a mano tirato dalla politica in queste ore possa riportare l’economia dentro il tunnel della crisi. Proprio adesso che stava filtrando un po’ di luce. La sfiducia a Letta, le dimissioni dei ministri e dei parlamentari del Pdl, il rimpasto o addirittura il nuovo ricorso alle urne sono viste come una sciagura dopo anni di sacrificio. «Servono stabilità e decisioni coraggiose per agganciare la ripresa». È questo il messaggio che Abi, Alleanza Cooperative, Ania, Confindustria e Rete Imprese Italia rivolgono, in una nota congiunta, alla nostra classe politica. «Esprimiamo grande preoccupazione – evidenziano imprese e banche – per i rischi che si profilano sulla stabilità di Governo, che resta la prima e più importante condizione per agganciare la ripresa, rilanciare la crescita e non vanificare i primi segnali positivi che si intravedono. Una crisi di Governo ora sarebbe un gravissimo danno per l’Italia e rischierebbe di far ripiombare il nostro Paese in una spirale negativa, con conseguenze pesanti per imprese e famiglie». «È con forza – sottolineano – che segnaliamo la necessità che il Governo sia in condizioni di assicurare compiti e funzioni fondamentali legati al varo imminente del disegno di legge di stabilità e agli altri provvedimenti necessari per valorizzare le potenzialità di ripresa e assicurare la tenuta dei conti pubblici. Siamo convinti che il Governo debba accelerare e intensificare le decisioni e le azioni per recuperare rapidamente competitività».Al di là dell’appello al senso di responsabilità da parte dei politici, gli imprenditori si augurano che l’esecutivo guidato da Enrico Letta possa attuare il programma e approvare le misure per uscire definitivamente dalla crisi. Non tutti, però, sono ottimisti. «L’eventualità dell’esercizio provvisorio sarebbe una iattura per gli sforzi per la ripresa. È un rischio che sussiste», ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, facendo appello «al senso di responsabilità di tutti» in questa fase di estrema delicatezza politica. In un Paese come l’Italia, che sta «stentando» ad agganciare la ripresa internazionale, «abbiamo bisogno che lo spread scenda nei prossimi 60-70 giorni a cavallo di 100 punti», ha proseguito parlando a margine del convegno di CartaSì "Monetica" citando quindi Vittorio Emanuele Orlando: «L’Italia innanzitutto. Dobbiamo anteporre gli interessi sociali ed economici del Paese a tutti i tatticismi».Più possibilista il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha così commentato l’eventualità di una crisi di governo per il Paese: «Con tutti i sacrifici che hanno fatto gli italiani in questi ultimi due, tre anni in termini di tasse e di tutto... oggi mettere a repentaglio mi sembra folle. Le cose sono talmente confuse: inutile auspicare o fare altre considerazioni: spero che prevalga il buon senso». Squinzi, comunque, nel caso di una crisi di Governo e di fronte alla scelta tra una nuova maggioranza oppure alla sciagurata eventualità del ricorso alle elezioni si affida a Giorgio Napolitano: «Sicuramente il presidente della Repubblica è una figura ferma dal punto di vista istituzionale e credo che con la sua saggezza vada sicuramente ascoltato».