Economia

DENTRO LA RECESSIONE. Fornero: «Autunno difficile, futuro dell'industria a rischio»

Nicola Pini giovedì 9 agosto 2012
​Sarà un autunno «non facile» perché la crisi è «molto pesante» e mette «a rischio lo stesso futuro industriale del nostro Paese», che va invece rilanciato. Elsa Fornero commenta con preoccupazione gli ultimi dati sulla recessione. In una giornata nella quale si accavallano nuovi report negativi sull’economia, l’allarme del ministro del Lavoro sul declino industriale trova una conferma nel rapporto Mediobanca sulla grande impresa: nel 2011 nonostante che la crisi fosse meno forte di oggi, c’è stata una caduta verticale dei profitti, - 65%. Ormai non c’è più convenienza a investire nel nostro Paese è più conveniente acquistare Bot, avvertono gli analisti della banca.Secondo Fornero tuttavia «dobbiamo e possiamo puntare ancora sull’industria», componente determinante della nostra economia. Il ministro rimarca che la responsabilità della situazione attuale di crisi non è solo della politica, «ma anche del mondo del credito e degli stessi imprenditori, che devono avere un atteggiamento più volto all’investimento e alle aggregazioni che fanno economia di scala». L’altra faccia del rilancio dell’industria secondo il ministro è una rivalutazione del lavoro operaio. «C’è una questione di identità di una classe operaia che viene messa a rischio, occorre ridarle dignità», ha affermato Fornero prendendo spunto dal caso Ilva. Il lavoro operaio «non è di serie B, e fa parte del nostro futuro».Non poteva mancare un riferimento alla crisi produttiva della Fiat: «Per le affermazioni che ho avuto devo continuare a pensare che la Fiat mantenga i suoi impegni di investimento», ha sottolineato il ministro annunciando un incontro in agosto con l’ad Sergio Marchionne, con il quale «ci siamo sentiti recentemente». L’iniziativa piace al leader della Uil, Luigi Angeletti: «Mi sembra utile che il ministro del Lavoro cerchi di comprendere qual è la situazione» della Fiat, ha detto il sindacalista, perché «l’industria automobilistica, quando va male, è in grado di dare un duro colpo all’economia del Paese».Il rapporto del centro Ricerca e Sviluppo di Mediobanca su 2.032 imprese individua nella caduta dei margini di profitto la maggiore incognita per il futuro delle grandi aziende. Fare impresa in Italia è sempre meno remunerativo perché il guadagno non è sufficiente a ripagare il costo del capitale, spiega l’indagine, tanto è vero che nelle attività industriali vi è stata una distruzione di ricchezza pari a 1,4 punti.  Sono i grandi gruppi quelli che hanno sofferto di più, più contenuta la sofferenza delle medie imprese. Nel complesso delle imprese esaminate il 2011 ha segnato comunque un’ulteriore ripresa del fatturato pari al 9,2% che si aggiunge al 7,9 registrato l’anno precedente. Un rimbalzo dovuto soprattutto alla tenuta delle esportazioni ma non ancora sufficiente a raggiungere il livello pre-crisi dopo la pesante caduta del 2009 (-16,1%). L’occupazione continua a calare per il quarto anno consecutivo, -0,2% nel 2011, anche se in misura inferiore al 2010 (-1,6%) e soprattutto al 2009 (-2,7%). Toccati più duramente la manifattura (-5,5%) del terziario (-3,1%) e il settore pubblico (-8,6%) del privato (-4,1%)».. Dal 2007 nella duemila aziende esaminate si sono perse 68mila unità, pari al -4,9% di posti di lavoro rispetto al 2007. I minori profitti vanno di pari passi con la perdita della competitività legata alla produttività dei lavoratori: nel 2011 il calo è stata pari al -3,1%, con un - 7,1% nel decennio 2002-2011.