Economia

ECONOMIA. Crisi, l'Fmi vede nero: «Costerà 4mila miliardi»

martedì 21 aprile 2009
Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: le svalutazioni, entro il 2010 - afferma nel Global Financial Stability Report - "potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari, di cui due terzi facenti capo alle banche". Del totale fanno parte, per la prima volta, gli asset originati in tutti i mercati e non solo in quello americano, per il quale la stima delle potenziali perdite è stata portata a 2.700 miliardi, dai 2.200 miliardi di gennaio 2009 e i 1.400 miliardi di ottobre. "Il sistema finanziario globale - aggiunge l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti".  "Il processo di ristabilizzazione - aggiunge - sarà lento e doloroso nonostante le misure prese".La ricetta del Fmi. Assicurare liquidità alle banche, identificare e affrontare il problema degli asset tossici e ricapitalizzare le istituzioni creditizie deboli ma fondamentalmente sane. Il Fondo Monetario Internazionale, nel Global Financial Stability Report, torna a ribadire la propria ricetta contro la crisi del sistema finanziario. E sottolinea che per "stabilizzare il sistema bancario e ridurre l'incertezza sono necessari 3 elementi: un ruolo più attivo dei supervisori nel determinare le istituzioni che possono sopravvivere e le appropriate azioni correttive necessarie a garantirne la sopravvivenza; trasparenza nei bilanci; e chiarezza da parte dei supervisori del tipo di capitale richiesto. "Le condizioni per iniezioni di capitale pubbliche dovrebbero essere stringenti", spiega il Fmi, secondo il quale la "ristrutturazione" di un'istituzione "potrebbe anche richiedere una nazionalizzazione temporanea". "L'attuale incapacità di attrarre capitali privati suggerisce che la crisi è profonda e che i governi devono compiere un passo in più, anche se questo significa assumere la maggioranza o l'interezza di un'istituzione. Un controllo temporaneo da parte del governo potrebbe essere necessario - afferma il Fondo - ma solo con l'intenzione di ristrutturare l'istituto per farlo tornare in mani private il prima possibile".Il debito dell'Italia al 121% nel 2010. A causa della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salirà nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) nel Global Financial Stanbility Report, nel quale precisa che i costi per la stabilizzazione finanziaria sono risultati pari allo 0,9% del pil. I dati sul debito - spiega il Fmi illustrando una tabella del capitolo uno del Rapporto - sono tratti dal World Economic Outlook dell'aprile 2008, mentre le stime sui costi provengono dal dipartimento degli Affari fiscali del Fmi. Il deterioramento dei conti pubblici non è comunque un fenomeno limitato: in Germania il debito 2010 si attesterà all'87% con un aumento di 19 punti percentuali. In Giappone l'incremento sarà di 30 punti percentuali al 227%, mentre negli Usa il balzo sarà di 27 punti al 98%. In Francia, l'aumento sarà di 13 punti percentuali all'80%.